Dalla Spagna sicuri: “Respinto il ricorso al TAS di Ahmed Abdelwahed”. Attesa l’ufficialità

L’indiscrezione è arrivata giovedì pomeriggio dalla Spagna. Secondo il famoso quotidiano sportivo Marca, in un articolo firmato dal giornalista Gerardo Riquelme, il TAS di Losanna ha confermato i 4 anni di squalifica inflitta all’azzurro Ahmed Abdelwahed, trovato positivo al meldonium il 19 agosto del 2022, all’indomani degli europei di Monaco di Baviera in cui aveva conquistato un fantastico argento nei 3000 siepi. La notizia non è ancora ufficiale, ma secondo le informazioni in nostro possesso risulta abbastanza attendibile.

Gli spagnoli hanno seguito da vicino la vicenda in quanto, con la squalifica di Abdelwahed, rientrerebbe in gioco per il podio Dani Arce, che passerebbe al terzo posto e quindi sarebbe medaglia di bronzo alle spalle di un altro italiano, Ossama Zoghlami, che quella gara vinta dal finlandese Raitanen l’aveva finita in terza posizione.


La decisione del Tribunale non sarebbe però stata presa all’unanimità. Secondo indiscrezioni, una parte della giuria sarebbe stata sul punto di riconoscere l’assunzione involontaria della sostanza da parte dell’atleta (e salta subito in mente il caso del tennista Sinner, appiedato per soli tre mesi) ma alla fine a prevalere sarebbe stata la linea dura degli altri giudici chiamati a esaminare le ultime perizie scientifiche di cui non siamo ancora in possesso ma che rivelerebbero un errore di metodo nelle analisi effettuate sul campione dell’azzurro.

In attesa di approfondire gli sviluppi di questa vicenda attorno alla quale la nebbia non è stata affatto diradata, ricostruiamo quello che è successo nei quasi tre anni in cui Abdelwahed ha provato in tutti i modi (e a sue spese) di dimostrare la propria estraneità al doping.

La sospensione e i primi dubbi sulla positività

Trovato positivo a una quantità infinitesimale di Meldonium (155 ng/ml) che non avrebbe in alcun modo inciso positivamente sulle sue prestazioni, Ahmed Abdelwahed era stato sospeso in via cautelare dall’agenzia mondiale antidoping (la Wada) che aveva effettuato i controlli alle urine del mezzofondista di origini egiziane nei laboratori di Colonia.

La vicenda ben presto ha assunto contorni poco chiari, dal momento che per arrivare alla sentenza emessa dall’AIU sono passati sedici mesi. Va ricordato innanzitutto come l’allievo di Roberto Scalla fosse stato controllato anche dopo la semifinale europea dei 3000 siepi ed era risultato pulito (il meldonium è un farmaco dall’emivita lungo e può rimanere mesi nelle urine, ndr), così come nei cinque test precedenti tra luglio e agosto e negli esami successivi eseguiti in Italia (presso i laboratori NADO) dopo la notifica della positività, compresi il test del capello e del pelo pubico.

Il processo di primo grado solo nell’autunno 2023

Abdelwahed, supportato dallo staff tecnico, dalle Fiamme Gialle e dai difensori che hanno raccolto prove scientifiche di alto profilo, è stato ricevuto in primo grado, alla presenza di Aiu, Wada e World Athletics, solo nell’autunno del 2023.


Per accedere agli sconti di pena, avrebbe dovuto ammettere le proprie responsabilità sull’assunzione della sostanza proibita. Un’idea subito scartata dal ragazzo, che si è sempre dichiarato totalmente estraneo ai fatti ed è apparso determinato a dimostrarlo senza compromessi.

Le strategie difensive e la sentenza

Per farlo, Abdelwahed e il suo entourage hanno coinvolto figure di spicco del panorama nazionale e internazionale in modo tale da raccogliere una serie di prove utili a convincere i giudici della completa innocenza.

Tra queste, la relazione del prof. Alberto Salomone, professore associato presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, consulente per la Tossicologia Forense presso il Centro Regionale Antidoping e di Tossicologia “Alessandro Bertinaria” di Orbassano, nonché presidente dell’European Workplace Drug Testing Society (“EWDTS”).

Un documento di cui eravamo entrati in possesso che affermava attraverso tutta una serie di test scientifici l’incompatibilità tra la positività riscontrata e il meldonium presente nelle urine di Abdelwahed, finendo per sposare l’ipotesi di una contaminazione, avanzando la tesi della possibile biotrasformazione in meldonium di una molecola molto simile, ovvero la lisina, contenuta in un integratore assunto dall’atleta nei giorni precedenti all’evento.


L’Athletics Integrity Union (AIU) non ha accolto la tesi difensiva di Abdelwahed, respingendo l’ipotesi della biotrasformazione e rifiutando i risultati dei test svolti in Italia perché non eseguiti presso laboratori (e con metodi) WADA. La squalifica in primo grado risale all’8 dicembre del 2023.

Il ricorso al TAS

Il passo successivo è stato il ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport. La difesa ha puntato sul diniego da parte dell’AIU di inviare il campione B e nel frattempo si è organizzata con gli altri studi di cui abbiamo accennato sopra che tuttavia non sarebbero stati considerati validi dall’organismo di Losanna, che anche in questo caso, va sottolineato, ha tirato per le lunghe per arrivare a una sentenza ormai prossima a diventare ufficiale.

Le forti dichiarazioni di Dani Arce

Giovedì, attraverso i propri canali social, è intervenuto sulla vicenda anche Dani Arce, attaccando in un post Abdelwahed:

“Adesso ho la mia medaglia ma ero felice anche prima perché i miei risultati sono stati frutto del rispetto, del lavoro, della fiducia e dell’onestà – ha detto il siepista di Burgos – Un altro ladro mi ha rubato non solo i soldi, ma qualcosa di più importante, un momento storico della mia carriera. Ma non potranno togliermi tutti i valori che ti fanno conquistare sempre i grandi traguardi”.


E ora?

Lo staff di Abdelwahed parlerà sicuramente dopo l’ufficialità della notizia arrivata in Spagna. Se la squalifica dovesse essere confermata, ricordiamo che l’azzurro potrebbe tornare alle competizioni solo dal prossimo settembre, perdendo di fatto un’altra stagione.

Sappiamo che il ragazzo, fiducioso di un positivo epilogo al Tas, aveva ripreso ad allenarsi con una certa intensità e nel frattempo è andato avanti con gli studi, dopo la laurea conseguita in Scienze sociali per gli enti no profit e la cooperazione internazionale all’Università di Camerino.

La sua carriera è già stata fortemente compromessa da un caso sicuramente molto particolare. La conferma della squalifica sarebbe un altro boccone amaro da digerire ma sicuramente non lo fermerà nell’andare avanti a cercare giustizia attraverso gli avvocati e nelle sedi opportune (il Tribunale Federale?).

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