Lo scatto in prima frazione. Il dolore lancinante. Le lacrime, l’abbraccio di compagne e avversarie, l’uscita di scena in sedia a rotelle. Pensando alla 4×100 femminile, è ancora vivo negli occhi l’infortunio di Vittoria Fontana ai mondiali di Tokyo. Un infortunio serio, che ha richiesto un intervento chirurgico per la reinserzione del tendine dei flessori della coscia sinistra effettuato la scorsa settimana dal dott. Giacomo Zanon.
Per capirne di più su questo infortunio occorso alla sprinter lombarda dei Carabinieri, proprio un anno fa costretta a restare lontana dalle gare per diversi mesi e sempre per un problema al tendine, sentiamo Emiliano Brannetti, osteopata che collabora da anni con la Fidal e altre federazioni sportive italiane.
Emiliano, spiegaci cosa è successo fisicamente a Vittoria.
“Il tendine si è staccato dalla tuberosità ischiatica. Durante lo sprint c’è una potenza tale che esso, in corrispondenza dei tre muscoli della zona che compongono i cosiddetti harmstring, ovvero bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso, si stacca dall’osso. Un infortunio piuttosto drammatico, che ti fa perdere la flessione dell’arto inferiore e non ti permette più di correre né di camminare. Il tendine si raggomitola e te lo ritrovi dietro al ginocchio”.
Vittoria è stata operata pochi giorni fa a Milano.
“L’intervento di per sé non è complicato ma bisogna farlo bene in modo tale che la coscia sia in grado di reggere alla riparazione che di solito avviene con fili di sutura e supporti in titanio che hanno il compito di riavvicinare il tendine all’osso. Il resto lo fa la guarigione biologica, diversa per ogni atleta”.

Già nel 2024 la Fontana aveva accusato un problema simile, sempre alla stessa coscia, e aveva seguito un programma di riabilitazione al Centro Mapei senza intervenire. Per quello che è capitato ai mondiali, si può parlare di recidiva?
“Un infortunio del genere nasconde di solito delle problematiche meccanico-posturali che vanno cercate e trovate. Se non si scoprono, il rischio di recidiva è alto e quando l’infortunio torna a verificarsi, allora è sempre peggiore della volta precedente. Spesso questo tipo di distacco del tendine rimanda a uno scompenso tra il lavoro eseguito da muscoli anteriori e posteriori”.
Possiamo dire che i velocisti, chiamati a esprimere una forza esplosiva, sono i soggetti più a rischio?
“Certo, insieme a tanti altri sportivi a cui sono richiesti non solo gli scatti, ma anche i cambi di direzione come ad esempio i rugbisti e i cestisti”.
E i tennisti?
“Gli scatti nel tennis sono sì continui ma meno intensi, raramente durano più di dieci passi. E in quel caso, a meno che la situazione sia già compromessa, il tendine non fa in tempo a staccarsi”.

Quanto durerà e come inizierà il percorso di recupero di Vittoria?
“Prima di correre, da protocollo, passeranno dalle sedici alle ventotto settimane. Il resto dipende da altri fattori: da com’è andato l’intervento, dalla gravità del distacco, dalle caratteristiche metaboliche del soggetto, ossia quanto tempo ci mette a riparare. Una cosa è certa: un ruolo cruciale sarà svolto dalla riabilitazione”.
In che modo?
“Innanzitutto è fondamentale raggiungere un equilibrio per rispettare le caratteristiche biologiche dell’atleta. Se fai troppo, rischi di compromettere la riparazione naturale del tendine. Se fai poco, i tempi di recupero possono aumentare. Immagino che Vittoria ripartirà a breve da tanta attività in acqua e potrebbe anche effettuare un passaggio in bici prima di tornare a correre in modalità molto jogging”.
Il fatto che questo tipo di infortuni avvengano spesso in gare così importanti è un caso?
“No, assolutamente. In un mondiale, l’atleta è pervaso da scariche di adrenalina potentissime che aumentano tutte le funzioni del sistema ortosimpatico e la contrazione muscolare, si tratta di un’iperattività tutta rivolta a dare il massimo per conseguire l’obiettivo dell’anno, che nel caso di Vittoria era quello di correre veloce e portare l’Italia in finale di staffetta”.

Arrivare a una diagnosi, in questo caso, è quasi immediato?
“L’esame ortopedico anticipa quello diagnostico effettuato tramite risonanza magnetica. Il distacco è visibile, perché sotto il gluteo si forma un vero e proprio buco. E’ stata davvero una brutta scena, il dolore in questi casi è fortissimo e si è vista la difficoltà delle altre frazioniste azzurre, che sul momento non sapevano cosa fare. Auguriamo a Vittoria una pronta guarigione”.
foto Grana / fidal

