Dessi, ci racconti la Namibia di Antonella Palmisano?

In preda allo sgomento post-olimpico, Antonella Palmisano è stata a un passo dall’addio alle competizioni. Ma un po’ come Tamberi ha deciso di mettere in soffitta, non senza versare lacrime amare, l’epilogo del 2024 e preparare nuovi traguardi. Con la consueta dovizia di particolari. E qualche novità che fa sempre bene dopo tanti anni di carriera. A cominciare dai lavori in altura, mai sperimentati in fondo dalla campionessa olimpica di Tokyo 2021.

Antonella (fino a domani) sta faticando insieme agli altri azzurri della marcia nel raduno federale di Roma. E da una decina di giorni è rientrata dalla Namibia. Dove nell’area della capitale Windhoek, zona piuttosto frequentata da marciatori e maratoneti azzurri nel recente passato (tra i quali anche Stefano Baldini, ndr) oltre quota 1700, si è allenata per tre settimane insieme alle giovani promesse Diego Giampaolo e Giulia Gabriele (nel gruppo di lavoro anche il fisioterapista Cristian Bruno), tutti della scuderia del tecnico Lorenzo Dessi, che della Palmisano è anche il marito.

Lorenzo, parliamo di questa prima volta in altura di Antonella.
“Già dopo le Olimpiadi e la scelta di andare avanti, avevamo deciso di cambiare qualcosa nell’avvicinamento alle grandi manifestazioni. E avevamo voglia di fare l’esperienza di una vera altura, visto che Antonella l’aveva sperimentata solo per un breve periodo ad Albuquerque, nel 2014, non andando mai oltre i 1800 metri”.

Siete riusciti a organizzarvi per quest’inizio di primavera.
“In autunno, Antonella ha accusato questo problema al cavo popliteo e ha portato avanti il programma con del lavoro alternativo, senza poter fare la simulazione della 35 km a gennaio ad Acquaviva delle Fonti. Era importante per noi testarci in quota in un periodo lontano dagli impegni agonistici, perciò abbiamo ritenuto opportuno farlo adesso in attesa poi di ripetere l’esperienza in estate più a ridosso dei mondiali”.

Cosa avete fatto a Windhoek?
“Abbiamo curato soprattutto il fondo, aumentando i volumi. Nelle ultime due settimane, Antonella ha stabilito il suo record settimanale, toccando nella prima 150 km e nella seconda 141 km avvicinandosi dunque ai 300 km e superando i 400 nell’arco delle tre settimane di permanenza in Namibia”.


Com’è andata?
“Direi molto bene, siamo riusciti a rispettare per intero il programma. Antonella non ha mai perso un giorno di allenamento. In Namibia abbiamo trovato le condizioni ideali sia a livello climatico che di percorsi. Il meteo è stato perfetto: temperature minime di 18°C e massime di 25-26°C e totale assenza di vento”.

Scendiamo nel dettaglio di alcuni allenamenti…
“Antonella e i ragazzi hanno marciato spesso oltre i 1800 metri di quota, quindi ci siamo concentrati sui lavori lunghi a ritmo lento e su qualche medio frazionato. Non abbiamo spinto sull’intensità, dal momento che in montagna la fatica arriva prima. Gli unici lavori più veloci li abbiamo fatti con delle ripetute brevi da 200 o 300 metri e un chilometraggio complessivo di 5 km”.

Appena rientrata dalla Namibia, Antonella si è subito messa il pettorale stabilendo il primato personale dei 5000 metri su pista a Ceprano.
“L’idea è nata nell’ultima settimana di ritiro. Mi interessava solo che rimettesse il pettorale e riassaporasse l’atmosfera della gara prima di andare a Podebrady (per gli europei a squadre del 18 maggio, ndr). E’ stato un buon test ad appena due giorni dal viaggio di ritorno, considerando che al mattino aveva comunque svolto un allenamento di qualità”.

In Cechia la vedremo debuttare sulla 35 km, distanza a cui tieni in modo particolare tu in base a quello che lei stessa ci aveva raccontato a Sant’Alessio Siculo. Avete in mente un crono di riferimento? Lo standard per Tokyo l’hanno già centrato Federica Curiazzi (2h45’33”), Alexandrina Mihai (2h46’41”) e Nicole Colombi (2h47’29”).
“L’obiettivo principale resta quello di esprimere tutti i cavalli a settembre. A Podebrady sarà una novità assoluta, cambieranno tutti i riferimenti e siamo curiosi entrambi di vedere come reagirà. Resto convinto che lei possa fare ottime cose su questa distanza e che allungare il chilometraggio possa aiutarla anche nella “sua” 20 km. Il passo gara? Glielo dirò, come sempre, un’ora prima dello start”.

Antonella Palmisano a Parigi.


Cosa c’è in calendario oltre a Podebrady?
“La 20 km di La Coruna il 7 giugno, ma potrebbe prendere parte anche alla 10km di Madrid sulla Gran Via il 1° di giugno”.

In estate confermato il secondo stage in altura a Livigno per preparare i mondiali?
“Sì, dovremo andare in Valtellina per una ventina di giorni. Decideremo poi se successivamente allenarci anche a Roccaraso”.

Vedendo lavorare Antonella mese dopo mese pensi che sia di nuovo serena e che abbia fatto la scelta giusta decidendo di proseguire l’attività?
“Il 2024 è stato un anno difficile. E’ filato tutto troppo liscio (va ricordato l’oro europeo a Roma, ndr) fino all’epilogo sfortunato nel giorno più importante. Vivendo un paradosso: a Tokyo, quattro anni fa, aveva vinto in piena era Covid. Mentre a Parigi è stato il Covid a fermarla. Credo che abbia fatto bene a continuare. Non poteva accettare di chiudere la carriera senza riuscire a esprimere quello che valeva in quella settimana. Come tutti i grandi campioni si è rimessa in gioco. E’ motivatissima e sono io spesso a doverla frenare in allenamento. Sento una grande responsabilità. Al fianco di un’atleta con questi obiettivi, anche il tecnico deve alzare il livello e andare di pari passo”.


Con Palmisano, in Namibia, hanno marciato anche gli altri tuoi allievi, Giulia Gabriele e Diego Giampaolo, che poi sono i migliori under 23 in circolazione…
“Per loro è stata un’esperienza importantissima. Hanno avuto come riferimento quotidiano una campionessa come Antonella e hanno potuto capire anche dal punto di vista mentale come si affronta un ritiro. Senza distrazioni e con l’attenzione al 100% alle piccole cose che poi sono quelle che ti portano ad altissimo livello. Anche negli allenamenti li ho visti pimpanti. E’ stato uno stage tecnico e allo stesso tempo formativo”.

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