La preparazione di Andrea Dallavalle, argento iridato a Tokyo: la parola a Michele Palloni

Una medaglia di un argento brillantissimo quella di Andrea Dallavalle, vicecampione del salto triplo ai recenti mondiali di Tokyo. Una prestazione, quel 17,64m, che non solo lo porta ad essere tra i migliori al mondo della specialità, ma che può finalmente far riconoscere le straordinarie potenzialità di questo atleta dal talento cristallino e non ancora completamente espresso a causa dei numerosi infortuni. Dietro questa consacrazione mondiale c’è non solo il lavoro del suo team, ma anche una recente e nuova collaborazione con il preparatore atletico Michele Palloni, che abbiamo intervistato.

Michele Palloni, a sinistra, con Giulio Ciotti, al tempo in cui seguiva Gianmarco Tamberi.


Michele, com’è iniziato il vostro percorso insieme?
“Ci siamo conosciuti verso marzo 2024, in un raduno di salti a Formia, ero casualmente seduto vicino a lui a tavola. Ci siamo riconosciuti molto caratterialmente e abbiamo fatto una bella chiacchierata. Ci siamo poi incrociati nuovamente agli europei di Roma e alle olimpiadi di  Parigi, dove gli ho fatto anche l’in bocca al lupo quando stava entrando nello stadio. Poi a novembre 2024 mi ha contattato via social, non avendo il mio numero, per chiedermi di iniziare una collaborazione”.

Come si è evoluto durante quest’anno il tuo ruolo all’interno della sua preparazione?
“Negli ultimi due anni lui ha avuto un periodo molto complicato a causa dei numerosi infortuni. Dopo la sua richiesta di collaborare mi sono presentato senza promesse. Gli ho detto che dovevamo prima imparare a conoscerci professionalmente e atleticamente. Dovevo capire come rispondeva agli stimoli di allenamento e impostare il tutto con gradualità. Abbiamo iniziato il percorso a dicembre, ovviamente le indoor non erano in programma, l’obiettivo dell’anno erano i mondiali, ma lui rispondeva sempre meglio agli stimoli e avevamo raggiunto un volume di lavoro ottimale. Prima dei campionati italiani ha fatto un test, stava bene, la condizione c’era e ci siamo detti di provarci e il risultato c’è stato subito”.


Quanto spesso durante la settimana o durante il mese vi vedete per l’allenamento?
“Siamo soliti fare una call bi/tri settimanale con l’allenatore (Ennio Buttò, ndr) e il fisioterapista/osteopata di Andrea, a volte con e a volte senza di lui. Con Andrea vado molto in oggettività, ci alleniamo insieme con nuove tecnologie a distanza attraverso dati che mi permettono di monitorarlo. Nel periodo invernale non ci siamo mai visti di persona, il primo incontro insieme è stato ad aprile”.

Quanto è importante l’aspetto neuromuscolare nelle discipline di salto?
“E’ il padrone della disciplina. Come dico sempre è la centralina che fa la differenza. Ma c’è anche l’aspetto della gestione della fatica neuromuscolare da considerare e Andrea soffre periodi lunghi di volume elevato, perciò ho preferito procedere con una periodizzazione a blocchi piuttosto che quella lineare.”

In questo Andrea è diverso fisiologicamente? Cosa lo distingue dagli altri triplisti?
“Lui ha dei piedi fotonici, una stiffness impressionante. Inoltre ha un rapporto peso/potenza che va dalla sua. Noi lavoriamo con angoli chiusi, prima dei mondiali ha fatto il personale a 200 Kg di mezzo squat e pesava 75 Kg. Ha inoltre qualità innate importanti a livello neuromuscolare e di elasticità grazie a madre natura, poi è ovvio che il lavoro mio e del team è programmare il lavoro ad hoc per ottimizzare queste doti”.


Forza elastica, forza esplosiva e forza veloce: che percentuali attribuiresti alle capacità di Andrea nell’ultimo allenamento insieme pre-Tokyo?
“Io do 10 a tutte, elasticità, esplosività e velocità. A Tokyo era quello che entrava più veloce alla battuta.”

Quanto ha inciso nella preparazione per Tokyo lo stop estivo e cosa ha significato per lui non aver effettuato alcun test prima dei mondiali?
“Andrea, grazie alla scuola di Ennio, ha una qualità non indifferente: è costante a livello tecnico. Questo significa che difficilmente litiga con la pedana, di conseguenza questo fattore è importante con poche gare alle spalle. Alla qualificazione di Tokyo l’ha detto, faccio il minimo possibile, infatti ha sprecato poche energie. Lo stop di maggio è stata una problematica al tendine rotuleo tra la fase adattativa e il blocco di accumulo. Abbiamo ripreso la preparazione a fine maggio. Il fisio mi chiedeva se saremmo stati nelle tempistiche giuste per Tokyo, io gli ho risposto che eravamo giusti giusti, bastava una settimana in più di stop e non ce l’avremmo fatta. Abbiamo fatto lo scarico prima di partire, a Tokyo durante l’allenamento a fatto il PB nella rincorsa a 12 appoggi, era pronto”.


Andrea e l’aspetto psico-fisico del salto triplo: come siete stati capaci di recuperare e migliorare il personale, dopo diversi infortuni alle spalle?
“E’ seguito da un mental coach (Max Damioli, ndr) che gli ha insegnato a lasciar andare le pressioni e a gareggiare per divertirsi. In un team multidisciplinare come il nostro è fondamentale la fiducia reciproca. Io dalla mia ci ho messo l’onesta e la sincerità di non illuderlo facendogli troppe promesse all’inizio della nostra collaborazione, pur sapendo che avesse delle potenzialità enormi. Lui si è completamente fidato e affidato.”


Tre pregi atletici di Andrea Dallavalle?
“E’ un gran lavoratore, ha una gran tecnica ed è un agonista incredibile. Fare quella misura a un mondiale all’ultimo salto significa che hai un carattere e una mentalità bestiali”.

Nel tuo profilo appare scritto che “il tuo ruolo nello sport è stare dietro le quinte”, quanto è difficile trovare l’equilibrio tra preparatore e atleta in un allenamento?
“Secondo me sta tutto nell’accettare di non essere il protagonista, è l’atleta il protagonista. Noi preparatori siamo figure dietro le quinte che fanno parte di qualcosa di bellissimo. E io sono fortunato”.

Vuoi aggiungere qualcosa?
“Ci tengo molto a ringraziare in primis Andrea per avermi scelto, per essersi fidato ed affidato al 100%. Ringrazio poi ovviamente tutto lo staff, lavoriamo benissimo insieme”.

foto Grana / Fidal

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