Uno dei risultati più eclatanti della trionfante Coppa Europa dell’Italia è stato l’incredibile 50″76 realizzato nei 400 metri femminili da Anna Polinari.
La sprinter veronese di 26 anni si è migliorata di quasi un secondo rispetto al 2024 ma l’exploit di Madrid è figlio di un costante progresso sul giro di pista che l’aveva vista correre nel mese di giugno in 51″43 a Rovereto e in 51″14 ai CDS di Brescia, un crono che le aveva fatto vincere la concorrenza interna (agguerrita, perché da Alice Mangione a Virginia Troiani, stanno tutte volando) per aggiudicarsi la corsia da titolare in Spagna. Anna Polinari è ora a soli 36 centesimi dal primato italiano di Libania Grenot. E sarà una dei profili più interessanti da seguire anche ai mondiali.
Anna, a cosa imputi gli enormi progressi di questa prima parte di stagione?
“Mi sento di dire che gli ultimi risultati sono il frutto di un lavoro che parte da lontano. Il salto di qualità l’ho fatto sicuramente l’anno scorso, ma mi trascinavo ancora dietro il 2023 caratterizzato da diversi problemi muscolari. In questo 2025 ho potuto ripartire da una base solida e lavorare tanto sulla tecnica e sull’economia di corsa per cercare di spendere meno rispetto a un tempo. Ho capito poi che la continuità è l’arma fondamentale per raggiungere certi tempi e per questi progressi mi sento di ringraziare anche il gruppo sportivo dei Carabinieri per il sostegno avuto negli anni”.

Il 50″76 ti è valso il quarto posto in un contesto a dir poco esaltante. A precederti c’erano Femke Bol, Natalia Kaczmarek e Paula Sevilla.
“E’ stata una gara tirata, le condizioni nonostante il caldo torrido ma non umido erano perfette per fare un buon tempo. Io di solito non sono una che fa proclami. Credo che i risultati bisogna farli e non annunciarli o parlarne prima. Posso dire che a Madrid mi sono presentata a posto anche con la testa”.
Dove hai limato i quasi quattro decimi sul personale fatto due settimane prima?
“Nelle altre tre gare da 51” prima di Madrid, non avevo messo troppa cattiveria in partenza e mi ero accorta di avere un finale brioso. Allora, con il mio allenatore Fabio Lotti, abbiamo detto di provare a spingere con una marcia in più fin dall’inizio proprio per sfruttare il rettilineo brillante. Pensando anche a quanto quel 51″14 di Brescia potesse valere di meno considerando la pista non proprio veloce. A Madrid, bisogna considerare che Bol e Kaczmarek le avevo davanti. Le vedevo correre con facilità, ho perso i riferimenti e non mi sono resa conto di quanto stava accadendo. Ho cercato di abituarmi a quel ritmo nei primi 250 metri e sono passata ai 200 in 24″3, più di mezzo secondo in meno rispetto alle ultime uscite”.
Il record italiano di Libania Grenot (50″30) fino a pochi mesi fa sembrava inarrivabile. E adesso?
“E’ un super tempo fatto da una grandissima atleta, posso solo dire che il mio attuale crono non mi sorprende perché stiamo lavorando bene. Se sarò capace di andare oltre lo vedremo in pista”.

Prossimi impegni?
“Sono tornata ad allenarmi con calma dopo questo blocco di gare importanti. Penso di correre i prossimi 400 direttamente ai Campionati italiani di Caorle. Potrei fare i 200 al Leonessa Meeting del 12 luglio, giusto per non rimanere troppo tempo senza gareggiare e per divertirmi. Sono anni che non li corro”.
Ma cosa sta succedendo alle quattrocentiste azzurre? La concorrenza aiuta…
“C’è condivisione e sana rivalità. In questo momento abbiamo tutte voglia di spiccare nel gruppo e abbiamo fame. Si sta verificando quanto successo qualche anno fa, quando all’improvviso in tante ruppero il muro dei 53 secondi. E chi comincia a fare certe prestazioni, fa vedere alle altre che è possibile”.
Per Tokyo si profila dunque una grande 4×400 donne.
“Non so dove arriveremo. Ma abbiamo nelle gambe la possibilità di ritoccare il primato italiano degli Europei di Roma 2024 (3’23″40, ndr)”.
Cosa c’è nella vita di Anna Polinari, oltre all’atletica e allo studio (Scienze motorie, ndr)?
“Sono appassionata di gialli. Leggo i libri anche in viaggio e ascolto i podcast di Elisa True Crime e Pablo Trincia”.
foto Grana / Fidal