1500 femminili da urlo: e le nostre? Elisa Cusma dice la sua…

L’anno appena trascorso ha segnato un’autentica rivoluzione nei 1500 metri femminili. E’ bastato un post pubblicato sui social da World Athletics (nella foto qui sotto) un paio di settimane fa per sintetizzare l’evoluzione della specialità.

D’accordo, la primatista del mondo Faith Kipyegon è di un altro pianeta. La 30enne (da ieri, auguri!) keniana ha abbassato il world record correndo uno stratosferico 3’49″11 a Firenze, in occasione del Golden Gala.


Ma non c’è solo Faith Kipyegon. Ben quattro etiopi (Welteji, Tsegay, Meshesha e Haylom) hanno saputo correre tra 3’53” e 3’54”. E l’Europa non sta a guardare: la straordinaria Laura Muir si è spinta fino al 3’55″16 di Bruxelles, poco meno del 3’55″48 di Sifan Hassan, la “tuttologa” del mezzofondo. Tra 3’55” e 3’56” troviamo altre due atlete d’oltremanica: l’irlandese Mageean e la britannica Snowden.

Certo, i 1500 sono una gara particolare. Per fare i tempi occorre trovare la giornata giusta e gli avversari giusti. Ci si esalta spesso nei meeting di altissimo livello, dove si può contare sull’azione delle lepri. Fisiche e (sempre più) virtuali, come dimostrato dalle utilissime wavelights. Senza tralasciare il ruolo delle scarpe di nuova generazione, va detto che per correre così forte bisogna pur sempre avere le gambe e avere stoffa da campione.

Le nostre mezzofondiste come stanno? Il settore è in pieno fermento. C’è un’insolita e indiscutibile abbondanza di talenti. Almeno quattro big più altri prospetti che stanno venendo fuori, da Livia Caldarini a Laura Pellicoro, oro alle ultime Universiadi cinesi.


Nadia Battocletti ha dichiarato di aver intenzioni serie sulla distanza e, a sentire il padre (ma è opinione di tutti), di poter attaccare il record italiano, quel 3’58″65 che appartiene da 42 anni a Gabriella Dorio.

Nel frattempo, i tempi si sono già abbassati notevolmente: Gaia Sabbatini, Ludovica Cavalli e Sintayehu Vissa sono scese a 4’01”, anche se non è ancora abbastanza per rivaleggiare alla pari con le migliori al mondo. Abbiamo sentito al proposito Elisa Cusma, ex mezzofondista azzurra che fu bronzo agli europei indoor di Torino 2009 negli 800 metri e che oggi allena Giovanni Filippi, messosi in evidenza con il 7° posto sul miglio ai mondiali su strada di Riga.


Elisa, mai come adesso abbiamo tante italiane in rampa di lancio nel mezzofondo veloce.
“Ci sono grandi atlete che stanno correndo fortissimo. Le altre in questo momento sono irraggiungibili, bisogna ammetterlo. Ma le nostre non devono abbattersi, anzi. Ogni gara è a sé. E anche le avversarie hanno due gambe e i loro momenti di difficoltà. Niente è impossibile quando ci sono di mezzo le medaglie”.

La tabella pubblicata da World Athletics è eloquente. Come ti spieghi tutto quello a cui abbiamo assistito nel 2023?
“Le africane sono sempre state una spanna sopra tutti. Ma credo che questo abbassamento dei tempi sia dovuto soprattutto all’arrivo delle nuove scarpe. La tecnologia sta aiutando tantissimo. Anche le lucine fungono da grande punto di riferimento”.

Tra le azzurre chi può scendere per prima sotto i 4 minuti?
“Nadia Battocletti. Non passerà ancora molto tempo prima di vedere infranto il record italiano. Lei impressiona per i finali, che non ho visto nelle altre”.


Sabbatini, Cavalli e Vissa su cosa devono lavorare per migliorarsi ancora?
“Dipende chiaramente dalle caratteristiche di ciascuna. Ad esempio è importante la capacità di recuperare tra le batterie e i turni successivi. Ai mondiali tutti aspettavano la Sabbatini, ma Gaia purtroppo non ha retto i turni e si è fermata in semifinale, al contrario di Ludovica che è andata al personale facendo anche i 5000. Si vede che aveva lavorato molto bene dal punto di vista aerobico. Poi devi anche trovare la gara giusta e il treno giusto. Per passare il turno ci vuole anche una buona dose di fortuna”.

Quest’anno arrivano gli europei a Roma e i Giochi a Parigi: guardando quella tabella, per una mezzofondista italiana sarebbe più comodo puntare sull’evento di casa?
“Se avessi fatto a me questa domanda, non ti avrei mai risposto di scegliere tra due eventi così importanti perché ero una che non si accontentava mai. E’ chiaro che dovrebbe essere più facile centrare un risultato prestigioso in campo europeo e tutti i nomi di cui abbiamo parlato sono sicura che non lasceranno nulla al caso nella preparazione per la gara di Roma. Però europei e Olimpiadi sono distanti due mesi: un 1500 si recupera, non è un 10.000… Semmai il problema è degli allenatori. Dovranno essere bravi a programmare due picchi di forma, a giugno e ad agosto”.

In chiusura, facciamo una piccola escursione sugli 800, che tu amavi di più. In prima fila, contiamo su Eloisa Coiro ed Elena Bellò.
“Eloisa mi piace molto perché la vedo determinata e nel 2023 è sicuramente quella che ha reso di più, scendendo sotto i 2 minuti. Elena ha passato un anno così così ma ha classe e mi aspetto che riprenda quanto prima i ritmi che le consentirono di fare 1’58″”.

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