Le prime uscite stagionali dello sprint al femminile, mentre Zaynab Dosso non ha ancora esordito per un problema al piede, hanno detto che le azzurre, intascato il pass della 4×100 per Tokyo, stanno ancora attraversando la fase lavori in corso. Il discorso vale anche per Alessia Pavese, che sta provando a fare quadrare pian piano i conti a un paio di mesi dal trasferimento a Catania, dove ha deciso di piantare radici e intraprendere la seconda parte di carriera agli ordini del prof. Di Mulo. La missione? Riscattare l’opaco 2024 caratterizzato da continui problemi fisici e tornare tra le più veloci della specialità.
Abbiamo incontrato la 26enne portacolori dell’Aeronautica per una breve chiacchierata al campo scuola di Picanello. Completo rosa, l’immancabile filo di trucco, il cappellino scuro per proteggersi dal sole siciliano che nel primo pomeriggio ha cominciato a picchiare forte.
Alessia Pavese arriva insieme a Filippo Randazzo, compagno che come lei ha deciso di allenarsi con Di Mulo archiviando la lunga parentesi da lunghista. Le ultime due settimane, per la sprinter lombarda, sono state tutt’altro che esaltanti: 11″77 a Savona, addirittura 12″08 (anche se con il vento contrario) a Palermo sabato scorso. Eppure Di Mulo dice che in allenamento Alessia stia cominciando ad andare forte. Serve solo un po’ di tempo per consolidarsi e mettere in pratica gli apprendimenti di questa autentica ricostruzione in atto.
Alessia, che sensazioni hai dopo otto mesi di lavoro e le prime uscite?
“Mi sto abituando ai diversi metodi del nuovo allenatore. Stiamo cercando di lavorare sul mio punto debole, l’accelerazione. Ma non più solo esclusivamente sulla forza, come accadeva in passato a Bergamo con il mio ex coach (Alberto Barbera, ndr). Adesso sto lavorando molto sulla tecnica di corsa e modificare dei meccanismi non naturali per me è più complicato. Serve del tempo”.

L’anno scorso il prof era ripartito da zero anche con Melluzzo. E i risultati si sono visti…
“Ho ricominciato dalle andature e da esercizi per me nuovi. Abbiamo poi eseguito dei test in cui si è scoperto un deficit del 30% al bicipite femorale destro, un problema che aveva ripercussioni sulla schiena e che non avevo curato nel 2024, saltando di fatto l’intera stagione”.
Su cosa vi state concentrando ora dal punto di vista della corsa?
“Correvo col bacino molto all’indietro e perdevo molto di piede, adesso ho un baricentro più equilibrato e riesco a tenere il bacino in linea”.
Commentiamo gli ultimi meeting…
“A Savona stavo malissimo per dei problemi ormonali che adesso si stanno risolvendo. Ho corso male, punto e basta. A Palermo sono stata inesistente nei primi 50 metri. Mi sono fatta prendere in contropiede dallo sparo e sono riuscita a chiudere in maniera decente solo gli ultimi metri, quando mi sono vista troppo indietro e il mio sistema nervoso ha dato un segnale. Mi sento come sulle montagne russe al momento. Sto lavorando e corro forte durante la settimana, ma poi certe cose bisogna farle in gara”.
Le prossime dove saranno?
“In Polonia domenica 8 giugno a Gorzow, poi il 20 corro allo Sprint Festival di Roma. A fine mese c’è la Coppa Europa, aspettiamo le convocazioni”.

Com’è stato l’impatto con Di Mulo?
“È una persona precisa e molto professionale, sembra scontato dirlo ma non è sempre così nell’atletica. Ai raduni con la Nazionale è un po’ più severo, ma lo capisco perché in pochi giorni deve preparare le staffette che si giocano le medaglie. Se ci lavori tutti i giorni sa essere anche molto comprensivo. Con lui, mi sento abbastanza tranquilla. So che ho cambiato da poco e che i miglioramenti verranno da sé”.
Stai lavorando anche sui 200?
“Al momento l’obiettivo che ci siamo dati è quello di fare il salto di qualità nei 100. I 200 non sono in primissimo piano anche se in futuro, per le mie caratteristiche, mi vedo forse più come duecentista”.
Vi siete dati obiettivi cronometrici?
“Il prof dice che il potenziale è grande ma non si sbilancia. Fare il personale nei 100 (quello attuale è 11″35, ndr) sarebbe già tanta roba ma non so dire ora le tempistiche. Forse sarebbe più facile farlo nei 200, ho un PB datato e per nulla esaltante (23″44)”.
Com’è stata l’esperienza di Guangzhou per le World Relays?
“Il viaggio traumatico. Venti ore all’andata, ventisette al ritorno. Li però mi sono divertita. E abbiamo centrato l’obiettivo”.

Invece a Catania come ti sei ambientata?
“Molto bene, viviamo in una zona tranquilla e in pochi minuti riusciamo a raggiungere i vari impianti di allenamento (Cittadella Universitaria, il campo scuola e lo Stadio Massimino a Cibali, ndr). Mettermi al volante però mi stressa. E mi preoccupa l’estate: so già che farà molto caldo”.
Ma Alessia Pavese riesce a resistere alle bontà della pasticceria e del cibo siciliano in generale?
“Io e Filippo non siamo “sgarroni”. Personalmente non vado pazza per i dolci. A casa la cucina è pure super semplice. Pasta in bianco e petto di pollo…”.
Ma è meglio o peggio avere in casa uno sprinter come compagno?
“Dal mio punto di vista è meglio, al di là delle convenienze logistiche: ci alleniamo agli stessi orari. Però se vivi con qualcuno che fa la tua stessa cosa c’è più comprensione. Fate gli stessi sacrifici, le stesse rinunce. L’alimentazione e il sonno sono simili. Se non si può uscire il sabato sera è perché ci sono le gare. Non ci sono musi lunghi né litigi in questo senso”.
Su chi scommetteresti per il futuro dello sprint azzurro al femminile? Le nuove leve avanzano…
“Non conosco ancora Doualla e Valensin. Mi piace molto la Pagliarini, con cui ho vissuto insieme negli ultimi raduni di staffetta. Mi ha colpito perché ha già una corsa molto fluida per la sua età. Corre già con una tecnica da professionista”.
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