Ottocentiste in netto progresso: la storia di Maria Colajanni

Per quattro anni era rimasta lontana dall’atletica. I risultati, da quattrocentista, non arrivavano. “Non è la mia strada” si era detta. E aveva preferito finirla lì, lasciando spazio alla facoltà di medicina che reclamava tempo e impegno. Nell’ottobre del 2021, Maria Colajanni, è stata richiamata da Paolo Pecora, tecnico della velocità del Cus Palermo: “Devi rimetterti in gioco”. Convinta a tornare al campo, ecco l’incontro della svolta con Gaspare Polizzi, il guru del mezzofondo in Sicilia, attuale allenatore dei gemelli Zoghlami e storica guida di Totò Antibo.

“Non so cosa abbia visto in me, fino a quel momento ero stata un disastro nei 400” spiega Maria Colajanni al telefono. L’intuizione di Polizzi coincide con l’inizio di una nuova vita per la 25enne palermitana, che passo dopo passo ha registrato sensibili miglioramenti sul doppio giro di pista, la distanza che aveva sempre sognato di correre e approfondire. “Gli 800 mi incuriosivano e pensavo di poterli gestire meglio in base alle mie caratteristiche”.

Il resto è storia recente: lo scorso anno fu la prima delle battute da Eloisa Coiro ai campionati italiani di La Spezia. Lunedì scorso ha fatto clamorosamente irruzione nella top ten italiana di tutti i tempi con il crono di 2’00″71. A sbalordire sono soprattutto i quasi tre secondi in meno rispetto al precedente personale firmato due settimane prima a Bruxelles. “Un po’ ce lo aspettavamo – confessa Maria Colajanni – In allenamento è da tempo che corro forte e la gara in Belgio non mi aveva soddisfatto”.

Maria, ora l’appetito vien mangiando. Cosa pensi di combinare?
“Sono in forma e non vedo l’ora di tornare a gareggiare per provare ad abbassare ulteriormente questo tempo. Quest’anno ci sono i mondiali, è una grande occasione. La prossima tappa sono i CDS, poi spero di poter fare tanti buoni meeting per scalare il ranking. Ci stiamo guardando in giro, anche grazie all’aiuto che ho chiesto a Marcello Magnani (il manager di tantissimi azzurri, ndr)”.

Maria Colajanni con Gaspare Polizzi.


La tua è una storia di passione e testardaggine.
“Ci ho sempre creduto. Dopo i quattro anni di stop, ho ricominciato con una testa completamente diversa. Sapevo però che per raccogliere i frutti del nuovo percorso ci sarebbero voluti degli anni”.

Torniamo alla gara del Palio della Quercia di Rovereto.
“Sono partita con l’ultimo accredito del gruppo. Ho scelto di non forzare il passaggio e di restare nelle retrovie nel corso del primo giro, mentre davanti la lepre Serena Troiani faceva un bel forcing visti i 56″ richiesti dall’australiana (Oboya, ndr). Al suono della campana mi sono ritrovata piena di energie. Sono riuscita a non farmi chiudere del tutto e a risalire. Negli ultimi 100 metri ho sfruttato il mio spunto veloce allargandomi in terza corsia e ho concluso al quinto posto”.

In questi giorni sono arrivati i complimenti di Antibo.
“Lo conosco da tanto tempo e lo vedo spesso in pista a Palermo, suo figlio si allena con noi. Totò mi ha sempre incoraggiata, credeva in questo risultato”.

Foto Atleticamente Foto.


Che lavoro avete portato avanti negli ultimi mesi con Polizzi?
“Tantissima qualità e ritmi. Ho messo su un’ottima mole di lavoro in inverno, dal momento che non ho disputato né le indoor né le campestri. E poi, insieme ai fratelli Zoghlami, abbiamo lavorato alla grande in altura per 24 giorni, al Sestriere”.

Nella tua vita c’è anche l’università.
“Sono al quarto anno di Medicina a Palermo. Per il momento in modalità part-time. Da quando ho ripreso l’atletica ho accettato di rallentare gli studi e di provare a togliermi qualche soddisfazione nel mio sport. Però la laurea è sempre nei miei pensieri e la medicina farà parte del mio futuro”.

Vivi a Palermo e non sei un’atleta professionista. Non dev’essere facile organizzarsi e andare in giro per i meeting anche dal punto di vista economico.
“Il Cus chiaramente mi da una mano con dei rimborsi, il resto è un investimento mio e della mia famiglia. Da Palermo non è semplice viaggiare perché per volare bisogna fare gli scali e le gare si fanno in località non sempre centrali. Con il crono di Rovereto magari qualcosa cambierà, spero di poter ricevere più sostegno anche dagli organizzatori dei meeting”.

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