Erika Saraceni futuro del triplo: “La reattività nei piedi il mio asso nella manica”

Sabbia, che passione. Da Iapichino a Furlani fino ad arrivare al 15enne Inzoli. Il salto in lungo e il salto triplo continuano a sfornare un talento dopo l’altro. Tra gli ultimi gioielli da esposizione annoveriamo senza dubbio Erika Saraceni, 17enne milanese esplosa in questo 2023 nel triplo con la medaglia d’oro agli EYOF (le Olimpiadi europee della gioventù) di Maribor (Slovenia) conquistata grazie alla misura di 13,42, e poi con un lodevole quarto posto agli Europei Under 20 di Gerusalemme.

Erika, portacolori della Bracco Atletica, si allena a Milano con Aldo Maggi e Luca Gori. Per apporre la sua firma, ci mette un po’: Giorgia è il suo secondo nome, ma ne ha persino un terzo, decisamente poco conosciuto: Anoeta.

“Mio papà – racconta Erika Saraceni – vinse i mondiali master a San Sebastian (papà Enrico fu anche azzurro della 4×400, ndr), nei Paesi Baschi. E’ proprio in quello stadio, che si chiama Anoeta, che ha conosciuto mia madre…”.


A 17 anni, Erika ha già dimostrato di poter rivaleggiare con ragazze più avanti di lei. Ma assicura di compiere i propri progressi “con equilibrio, senza mai strafare. Il triplo è una disciplina traumatica e io non ho ancora la struttura fisica per saltare ripetutamente. Lo scorso inverno ho anche avuto un edema muscolare al gluteo che mi trascinavo dagli EYOF 2022 e che mi ha tenuto ferma per tre mesi. Sono arrivata ai tricolori indoor senza mai provare i salti eppure ho vinto un titolo insperato. A tutt’oggi, in accordo con i miei allenatori, salto solo due volte prima delle gare“.

E pensare che Erika ha cominciato ad avere feeling con la pedana quasi per caso, due anni fa, quand’era cadetta. “Nella finale dei campionati italiani – spiega – sono caduta al primo ostacolo nei 300 hs. Ho avuto paura e ho chiesto al mio allenatore Giancarlo De Dionigi di gareggiare nel lungo e nel triplo ai successivi campionati di società. Senza preparazione e con una tecnica del tutto inesistente, nel triplo è venuto fuori un ottimo 11.42″.

Da quel giorno le prospettive sono cambiate. E nel 2022, sotto la guida di Paolo Brambilla, ha iniziato a prendere confidenza con il triplo: “Ho capito di poter andar forte, ma soprattutto di divertirmi e di allenarmi senza ansie. Non credo di essere una saltatrice esplosiva. Il mio asso nella manica sono i piedi super reattivi sui balzi“. In questa stagione ha messo da parte il lungo, “che non ho mai allenato bene sempre per centellinare il numero di salti. Ho un 5,98 di personale che vorrei tanto migliorare nel 2024“.



A Treviglio, le giornate di Erika si susseguono sognando i più grandi palcoscenici dell’atletica. Due volte la settimana, lavora in palestra con Gori, gli altri tre giorni sviluppa la tecnica di corsa con Maggi. Da venerdì, la bionda lombarda parteciperà al mega raduno di Grosseto, con tutti gli azzurri papabili per i mondiali Under 20 di Lima del prossimo agosto.

Erika frequenta il quarto anno del Liceo Linguistico Gonzaga di Milano. “Lo spagnolo è la mia materia preferita e amo le lingue per poter parlare alle rassegne internazionali con gli atleti delle altre Nazioni. Ma non so ancora dove andrò all’Università. Sono anche indecisa se studiare in Italia o andare in America”.



Gli Stati Uniti sono già nel suo cuore. “Dopo un anno di duri allenamenti, mia mamma (Rosa Anibaldi, allenatrice) mi ha regalato una bellissima vacanza studio a San Diego. Sono partita insieme a Valentina Vaccari. Ho bellissimi ricordi delle coste e dei tramonti della California, oltre che di Las Vegas e di Los Angeles. Il mio prossimo viaggio? In Francia, a marzo, per uno stage con la scuola. Mi piacerebbe andare quanto prima a Miami. Ma per il 2024 il viaggio più importante spero di farlo in Perù, per i mondiali Under 20″.

Erika rappresenta l’ennesimo prospetto interessante della scuola italiana di salti. E davanti a sé ha solo l’imbarazzo della scelta per imparare i segreti del mestiere. “Spero di raggiungere i livelli di ragazzi come Larissa e Mattia. Furlani è l’atleta più talentuoso che io conosca. Ma anche nella mia categoria c’è grande competizione, penso su tutte a Greta Donato. La rivalità durante le gare può fare solo bene ed è la principale motivazione per saltare sempre più lontano”.

Foto Grana / Fidal

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