Federico Riva, avanti un altro nel mezzofondo: “La svolta a settembre dopo la mononucleosi”

I primi quindici giorni di febbraio hanno portato Federico Riva in una nuova dimensione. Il 23enne mezzofondista romano di Casal Palocco dopo una stagione buttata al vento per colpa della mononucleosi si è finalmente espresso sui livelli attesi. Forse qualcosa di più: a Miramas il portacolori delle Fiamme Gialle allenato da Vittorio Di Saverio ha firmato il record italiano indoor dei 1500 metri con 3’36″74 (anche se è durato pochissime ore) e poi si è ripetuto a Lievin sulla distanza spuria dei 2000 metri, anche qui stabilendo un primato nazionale che resisteva da 38 anni (tempo di 5’02″67).

Federico, qui siamo di fronte a un magic moment.
“Il record dei 1500 è stato inaspettato anche se sapevo di star bene. Provenivo da un miglio deludente e non credevo di poter correre così forte nel giro di pochi giorni. E’ stata una grande emozione”.

Che è durata però meno di 24 ore, perché è arrivato Meslek e te l’ha subito sfilato.
“Premetto che i record sono fatti per essere battuti. Certo, non mi hanno dato nemmeno il tempo di tornare in Italia. L’ho saputo appena mi sono imbarcato sul volo di ritorno per Roma. Però è un motivo in più per mantenere i nervi saldi e non sedersi sugli allori”.

Cosa ci dici invece dell’ottimo crono sui 2000 metri di sabato scorso?
“Essendo una distanza che si corre sporadicamente, rappresentava anche per me un’incognita. Però ci sono arrivato consapevole di poter fare quel tempo che è poi venuto fuori”.


Tornando a quei 1500 metri straordinari, cosa si prova a finire davanti a un certo Barega?
“Mettersi alle spalle un campione olimpico fa sempre piacere, anche se non è quella la sua distanza. Però è stato bello, devo ammetterlo”.

Tu, Arese e Meslek in una settimana vi siete sfidati a distanza a colpi di record italiano. Comincia a esserci una bella concorrenza anche nei 1500 maschili…
“Il livello è altissimo e bisognerà sudarsi le convocazioni per i grandi eventi di quest’anno. Non dimenticherei nel calderone anche Joao Bussotti e Abdikadar”.

C’è uno di questi colleghi a cui vorresti prendere qualche qualità?
“Ognuno ha le sue caratteristiche, però posso dire che stimo tanto Pietro Arese, come atleta e come persona. Sono anni che facciamo tante gare insieme ed è un grande stimolo essere al suo fianco”.

Come cambia la prospettiva di questa stagione dopo gli exploit delle ultime settimane?
“La mia vita è cambiata dal settembre scorso in realtà. Dopo la mononucleosi che mi ha costretto ai box per tutta l’estate, ho cambiato radicalmente alcuni aspetti, cercando la cura dei dettagli. Mi sono affidato per la prima volta a un nutrizionista (Gianluca Leuti, ndr) e mi sono anche iscritto a Scienze Motorie (Università online Pegaso). In questi mesi, sono convinto di aver seminato abbastanza”.


A questo punto si sogna in grande?
“Il 2024 è ricco di appuntamenti. Voglio mantenere i piedi per terra e continuare su questa strada”.

Nei 1500, col crono di Miramas, hai fatto meglio al coperto a livello cronometrico. Con la bella stagione immaginiamo che arriverà un nuovo personale in pista.
“Sarebbe ora. Fino all’anno scorso, per un motivo o per l’altro, non sono riuscito a correre come volevo. Di certo questo 3’36” possiamo tirarlo giù di un paio di secondi”.

Ultima domanda sulla tua Roma: sappiamo che sei un grande tifoso giallorosso. Come la vedi?
“Confermo, vado all’Olimpico come abbonato da quando avevo 7 anni. Ero un grande sostenitore di Mourinho ma bisogna ammettere che con De Rossi è arrivata una scossa. Credo che tutto dipenda molto spesso dai giocatori che dagli allenatori. In campionato però sarà difficile arrivare quarti. Meglio puntare sull’Europa League, anche se quest’anno ci sono squadre più forti, una su tutte il Liverpool”.

Appuntamento a sabato?
“Sì, agli assoluti di Ancona raddoppio. Corro i 1500 e i 3000 metri”.

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