Quel lancio esagerato di Fabbri parte da lontano e suggella il progetto tecnico di Dal Soglio

In meno di 24 ore, sono stati i numeri – come giusto che fosse – a raccontare (e restituire la dimensione) dell’impresa di Leonardo Fabbri, che ieri al meeting di Modena ha scagliato il suo peso a 22 metri e 88, entrando nella storia della specialità in attesa di scrivere altre pagine della stessa portata.

Il lancio esagerato di Fabbri è la miglior prestazione mondiale del 2024. La settima di sempre al mondo, la terza in Europa, dietro al tedesco Timmermann (23,06 nel 1988) e ad Alessandro Andrei (22,91), detentore del primato italiano dal 1987. Erano 36 anni che non si lanciava così lontano.

A far specie sono soprattutto due fattori. In primo luogo, l’enorme avanzamento rispetto alle misure che finora gli avevano comunque regalato soddisfazioni e credibilità internazionale. Ai mondiali di Budapest, la scorsa estate, era stato medaglia d’argento con 22,34 alle spalle del divino Crouser. In inverno, indoor, si era spinto fino a 22,37 al meeting di Lievin, prima di cogliere il bronzo a Glasgow con 21,96.


In secondo luogo, l’intera serie di Leo: un nullo iniziale, poi due volte sopra i 21 metri e tre volte sopra i 22: oltre alla bomba vicinissima al record italiano, anche un 22,01 al quarto e un 22,45 in chiusura.

Questi, appunto, i numeri. Diamo spazio ora alle parole. Quelle di Paolo Dal Soglio, il suo tecnico, a capo di un progetto che funziona e coinvolge anche il campione europeo indoor Zane Weir.

Paolo, ma era pronosticabile una misura del genere?
“Il 22,88 di Leo fa impressione anche ad essere pronunciato e non era preventivabile al primo test. Ma io so che vale da un po’ di tempo quei metri lì. I parametri di allenamento parlavano chiaro, anche se poi bisogna farli in gara. Tutta la serie è stata ottima. E posso affermare che tecnicamente il lancio non era perfetto, perché quando si va così a destra di solito c’è qualcosa che non va”.

Oltretutto la pedana era bagnata dalla pioggia.
“Il rischio che non fosse performante c’era ma sapevo che la pedana di Modena, se pulita bene, non avrebbe influenzato tanto l’aspetto mentale dei ragazzi in gara e così è stato. Semmai l’umidità poteva dar più fastidio”.

Foto Grana – Fidal


Era anche la prima uscita outdoor.
“Leo è stato bravissimo e ciò che conta è che può migliorare ancora dal punto di vista tecnico. Sia lui che Zane venivano da una settimana di scarico con pochi lanci effettuati, dopo aver lavorato per quattro settimane di fila in modo intenso a Stellenbosch”.

Ha anche dichiarato di aver avuto la febbre.
“Siamo rientrati in Italia e abbiamo trovato un freddo invernale. In poche ore, siam passati dai 25-30 gradi del Sudafrica alle temperature vicino allo zero del Nord. L’avevo già visto un po’ fiacco, ci sta che il cambio di clima lo abbia colpito, ma non è stato niente di preoccupante”.

Da qualsiasi angolazione si guardi la prestazione di ieri, bisogna riconoscere che 51 centimetri di progresso sono davvero tanti.
“Tutto sta nella stabilizzazione del gesto tecnico di Leonardo. Raggiunta quella, non ci sono più i lanci lunghi una tantum, dove un giorno fai 22 metri e l’altro 20 e sei costretto a rivedere continuamente le dinamiche. A quel punto lì, le gare diventano un terno a lotto e quando sei sotto pressione è difficile mantenere la costanza di rendimento. Lui è cresciuto da questo punto di vista e può fare queste misure proprio perché la media dei suoi lanci negli ultimi due anni è salita di quasi un metro“.


Ciò che appare evidente è infatti l’esser arrivato per gradi a questo livello.
“Anche quest’inverno abbiamo consolidato la tecnica e sistemato molti dettagli, ma quello di Leo è un percorso iniziato sei-sette anni fa, mirato per arrivare al top proprio per Parigi 2024. Siamo in perfetta linea con il progetto, lui è stato bravo a non perdersi d’animo nei momenti difficili”.

Non bisogna però dimenticare i progressi e i risultati di Zane Weir, ieri capace di lanciare un comunque non banale 21,93.
“Zane non ha trovato il lancio giusto, con la pioggia tende a irrigidirsi e non ha alle spalle esperienze di gare bagnate. Anche in questo momento Weir vale molto di più, in allenamento lui e Leo si equivalgono. Mi piace rimarcare anche il terzo posto con 21,26 di Kyle Blignaut, che ha firmato il personale dopo tre anni di stop per un problema alle vertebre. Anche questo risultato è il frutto del lavoro fatto dal nostro gruppo in molti mesi”.

L’avvicinamento agli Europei di Roma è cominciato nel migliore dei modi. Il mese di maggio per voi si presenta ricco di impegni.
“Saremo protagonisti a Savona il 15, a Lucca il 19 e ad Asti il 23. Saltiamo il Prefontaine (la tappa di Diamond League prevista a Eugene) per evitare il lungo viaggio e un nuovo fuso a ridosso degli Europei, l’ultima uscita ufficiale sarà il meeting di Ostrava il 28”.

Foto Montanari

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