Abbiamo saltato con Larissa Iapichino nel Metaverso di Roma 2024

L’appuntamento è per il pomeriggio di sabato, subito dopo pranzo. Un comodo login con utente e password, un clic sul link dell’invito che abbiamo ricevuto e subito ritroviamo il nostro avatar al Foro Italico, nello splendido ambiente virtuale creato dal team di XMetaReal.

E’ il Metaverso di Roma 2024 e dopo aver esplorato l’esterno dell’Olimpico, entriamo nella Larissa Zone, ovvero la casa di Larissa Iapichino, che ci attende insieme alle conduttrici dell’evento: le marciatrici della Nazionale Federica Curiazzi e Beatrice Foresti, bergamasche che si stanno dando un gran da fare a 360° (ricordate il FantaAtletica? Sta per tornare…) per la promozione dell’atletica.

Ci accomodiamo in studio e partecipiamo al dibattito. Larissa risponde in serie alle domande di Federica e dei suoi ospiti, mostrando la solita gentilezza e maturità. Si parla di sport paralimpico, della sensazione di volare, delle caratteristiche che contraddistinguono un saltatore rispetto agli altri atleti, dell’Europeo in casa.


Concluso il dibattito, ci siamo spostati in pista, all’interno dello Stadio Olimpico, guidati da Beatrice Foresti. Ci siamo cimentati nei 400 ostacoli, abbiamo provato la visuale dalle tribune (con la possibilità di acquistare live i biglietti per la rassegna di giugno con la scelta del posto desiderato) e, dulcis in fundo, abbiamo saltato insieme a Larissa, inaugurando di fatto la pedana del salto in lungo.

Nel Metaverso di Roma 2024 si è anche parlato di Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Significativo l’incipit di Fede Curiazzi, che ha ricordato quanto anche nell’atletica ce ne sia voluto di tempo per equiparare le donne agli uomini. Dal tentativo di impedire la maratona alle donne negli anni Sessanta fino all’introduzione negli anni Novanta di discipline prima solo appannaggio del settore maschile.

Le atlete, non senza risatine di sottofondo, poterono affrontare il triplo a Stoccarda ’93, saltare con l’asta a Siviglia ’99, correre i 3.000 siepi nel 2005. Marciare per 50 km addirittura nel 2017. Oggi, per fortuna, non è più così.

Di seguito riportiamo i passaggi più importanti dell’intervista fatta a Larissa Iapichino nel Metaverso di Roma 2024.

Sulla percezione di un salto fatto bene

“Se i vari pezzi di un salto si stanno incastrando nel modo giusto, lo percepisci tra la fine della rincorsa, per la precisione dal penultimo appoggio, e la prima fase di volo. In quella fase, capisci quanto veloce sei arrivata allo stacco e lo stesso angolo dello stacco. Successivamente c’è un blackout totale, fino a quando non chiudi sulla sabbia e controlli i riferimenti. La sensazione non mente mai. E’ chiaro che per sentirla, devi provare e riprovare”.

Sulla gestione del tempo in pedana

“Noi dei concorsi non siamo i protagonisti dello stadio durante una gara di atletica. E spesso siamo anche interrotti dalle competizioni in pista. Ci vuole pazienza e calma, devi andare a risparmio energetico nei momenti di attesa. E devi essere brava a venir fuori da inconvenienti e dolorini che avverti. Devi sempre portarti uno snack in pedana, il calo di zuccheri è in agguato e non sai quanto può durare una gara di salto in lungo: magari ti capita di dover performare per due ore e mezza. Da piccola, io non stavo ferma un attimo. Ora so che quelle erano energie sprecate, ma ci arrivi con l’esperienza a capire di attivare l’adrenalina al momento giusto, quando puoi cambiare la situazione e non durante i salti delle avversarie, che non puoi controllare. E’ un gioco psicologico”.

Sul momento più esaltante di una gara

“Adoro la parte del sorpasso. Quando un’avversaria salta più lungo di me, non vedo voglia di saltare e passarla ulteriormente. Mi dà grandissime motivazioni”.

Sull’opportunità di fare previsioni sulla misura di salto

“Focalizzarsi su una misura distrae, a mio avviso, dalla performance. Penso soltanto di arrivare più in alto possibile. Per ogni gara, il mio pensiero è quello di fare il meglio che posso in quel giorno. Anche perché non puoi conoscere la misura che ti consentirà di vincere. Si va in pedana per superare se stessi e adattarsi alle condizioni. Soprattutto all’aperto, bisogna considerare il vento, la pioggia, il freddo. Controllare o quantificare un salto sarebbe controproducente”.

Sull’europeo di Roma

“E’ un’occasione che non voglio farmi sfuggire, nonostante l’obiettivo principale restino le Olimpiadi. Penso che gareggiare allo Stadio Olimpico sarà un’esperienza che noi atleti italiani ci porteremo dentro per il resto della nostra vita. E poi, gareggiare davanti al pubblico di casa ti dà sempre qualcosa in più, come quest’anno al Golden Gala di Firenze o a Montecarlo, dove ho fatto il mio personal best davanti a tantissimi tifosi azzurri”.

Sulla marcia

“Credo sia una disciplina meravigliosa e conosco quanto lavoro c’è dietro a una gara. L’andatura della marcia mi piace molto e la preferisco allo skip in allenamento”.

Sulla parità di genere

“Mi sento fortunata di vivere l’ambiente dell’atletica perché credo sia uno dei più egualitari. Si sta a contatto con atleti di altri Paesi e altre culture, ci si mescola con gli uomini, si gareggia insieme e ciò permette un continuo e utile scambio”.

Su quello che le ha dato lo sport

“Lo sport mi ha permesso di esplorare il mondo e di conoscere tante persone. Ma soprattutto di conoscere a fondo me stessa. Ci sono zone molto oscure del proprio io, bisogna accettarle e lavorarci sopra. Ognuno di noi ha punti di forza e limiti. Questi ultimi vanno testati e lo sport è una medicina ideale”.

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