A Stellenbosch fa caldo, anche se un po’ meno rispetto a un anno fa. In quello che ormai può essere considerato uno dei paradisi invernali degli atleti, Leonardo Fabbri ha cominciato a scaldare i motori come consuetudine dal mese di novembre, tornando in Italia per le festività natalizie. Con lui l’inseparabile compagno di allenamenti Zane Weir e il pesista sudafricano Kyle Bignaut, per la seconda stagione aggregato al team di Paolo Dal Soglio.
Laggiù, il portacolori dell‘Aeronautica ci resterà fino all’alba di febbraio. L’esordio in pedana è stato rinviato di qualche giorno rispetto alle prime previsioni, ma poco cambia. Gli obiettivi in sala sono già stati fissati da tempo: il campione europeo andrà a caccia di una medaglia sia agli Europei di Apeldoorn che ai mondiali di Nanchino.
Si riparte da un 2024 favoloso. Fatto di una straordinaria continuità nelle misure che ha portato il gigante toscano anche a cancellare lo storico primato italiano di Alessandro Andrei. Di vittorie pesanti, includendo gli europei di Roma e il diamante della Diamond League. E di una giornata storta, vissuta in occasione, ahinoi, delle Olimpiadi di Parigi.
Leo, a che punto è la preparazione?
“Rispetto alla passata stagione, il volume di lanci è leggermente inferiore in allenamento. Anche perché da Parigi, complice la scivolata sul bagnato nell’ultimo lancio, sono tornato con una infiammazione alla capsula dell’anulare della mano destra. Nelle gare di settembre, ho tenuto a bada il dolore con gli antidolorifici. Fino a novembre sono stato cauto e adesso il problema si è risolto al 100%”.
Con i risultati del 2024 ti sei collocato definitivamente tra i grandissimi del peso. Misure e titoli a parte, il fatto di aver battuto due volte il numero uno della specialità, Ryan Crouser, ti ha dato maggiore consapevolezza della dimensione raggiunta?
“Battere i più forti aiuta sempre anche se col senno di poi era meglio non batterlo prima dei Giochi. Forse la vittoria di Londra mi ha tolto quel briciolo di fame che avrebbe fatto la differenza nella finale olimpica. Ma ormai è andata così”.
Resta però un’annata quasi impeccabile.
“Continuo a pensare che sia stata la gara di Budapest (i mondiali del 2023, ndr) a rappresentare la chiave di volta della mia carriera. Sapevo già di valere quelle misure, ma il lancio oltre i 22 metri che è valso l’argento mi ha gasato in positivo e ha rotto dei muri mentali che mi ero creato nel tempo”.
Cosa c’è in cima alla lista dei desideri per il 2025?
“L’obiettivo è consolidare i lanci oltre i 22 metri. Non basterà più raggiungerli una o due volte a gara, ma servirà essere più continui in tutta la serie e quindi alzare la media generale. A far notizia dovrà essere quella volta che lancio sotto i 22”.

La barriera dei 23 metri però sembra vicinissima.
“Non è mai stata un’ossessione l’anno scorso e non lo sarà nemmeno quest’anno. Quella misura la faccio in allenamento e questo conta per i parametri che ti porti dietro in gara. So che è nelle mie possibilità, ma vado in pedana abbastanza sereno, con la voglia di divertirmi e continuare a essere protagonista”.
Se per te l’anno scorso è stato ricco di soddisfazioni, non si può dire altrettanto per Zane Weir, a lungo ai box per un infortunio alla caviglia. Come sta?
“Quando si è infortunato, ero lì a bordo pedana ed è stato uno choc, tanto che io stesso avevo paura a lanciare. Se ti fai male mentre lanci, poi devi guarire non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale. Ci vuole tempo per ritrovare fiducia nel gesto tecnico. Immaginate poi la sua delusione, nell’anno dell’europeo in casa e delle Olimpiadi. Però adesso sta bene e saprà rifarsi presto”.
Come giudichi l’iniziativa di Ryan Crouser, che sta provando a metter su un circuito riservato ai soli lanci, visto che il settore ad esempio non è stato preso in considerazione da Michael Johnson per Grand Slam Track.
“Iniziativa carina anche se non credo che sia conveniente distaccarsi troppo dal sistema centrale. Però è vero che qualcosa va fatto. Le gare del peso sono collocate spesso in orari inconcepibili e i lanci non vanno quasi mai in diretta. E’ successo alle finali di Diamond League a Bruxelles ed era successo anche al Golden Gala, in un meeting in cui c’eravamo io, Crouser, Kovacs e Otterdahl. Tant’è che per quelle mancate inquadrature ho avuto modo di girare le mie rimostranze alla federazione. Le gare di peso in Italia, tra l’altro, tabelle di World Athletics alla mano, sono quelle di più alto livello”.
Qualcosa insomma va cambiato.
“Le gare possono crescere dal punto di vista dello spettacolo. Ci vogliono le idee per vendere meglio il prodotto e far divertire la gente. Potrebbe essere utile ad esempio portare i pesisti in piazza, come fa da tempo l’asta. Non spetta a me dire cosa è giusto fare o non fare. Ma è sotto gli occhi di tutti che la gestione attuale per i lanciatori non è il massimo”.

Tra meno di due mesi ci saranno a distanza di pochi giorni le due rassegne internazionali indoor, ma i mondiali all’aperto arrivano a metà settembre. Leonardo Fabbri partirà a tutta come sempre o proverà a gestire le forze fino a estate inoltrata?
“Non sono uno che riesce a gestirsi, andrò a manetta come sempre. Forse sono leggermente in ritardo rispetto a un anno fa, ma l’abbiamo studiata così anche perché i mondiali al coperto sono a fine marzo. Gareggiare aiuta, in pedana si va anche per allenarsi. Semmai è importante gestirsi a livello mentale, ma da questo punto di vista ho maturato una certa esperienza e non ho accusato in alcun modo le 26-27 gare disputate l’anno scorso”.
E allora quando ti vedremo all’opera?
“Il 4 febbraio a Ostrava e il 13 a Lievin (entrambe prove Gold del World Tour, ndr). Poi il meeting di Nehvidzy in Repubblica Ceca il 19 (tappa Silver riservata a peso e alto), quindi i Campionati italiani prima di Europei e mondiali”.
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