Luminosa Bogliolo racconta il lento recupero dopo l’intervento per il morbo di Haglund

Con le finali della Diamond League, è andata praticamente in archivio la stagione outdoor. Ma per Luminosa Bogliolo, primatista italiana dei 100 ostacoli, in realtà non è mai cominciata.

L’allieva di Giorgio Frinolli, 28enne ligure di Alassio e portacolori delle Fiamme Oro, ad aprile è stata costretta a fermarsi, per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico al piede. Niente meeting, niente mondiali di Budapest. Solo la speranza di tornare quella di prima in vista degli Europei di Roma e dei Giochi di Parigi 2024.

Dopo cinque mesi, per Luminosa Bogliolo s’inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, nel mezzo di una risalita lenta, delicata, graduale.



Luminosa, come procede il recupero?
“Tutto secondo la norma. Si tratta di una degenza lunga e i medici mi hanno spiegato che dovrò comunque convivere con i dolori almeno per un paio di mesi. Me li porterò anche alle gare, ma sono abituata a stringere i denti. Forse è proprio questo che mi ha portato a trascinarmi dietro questo problema per tanto tempo”.

Come ti sei accorta che qualcosa non andava?
“Già dopo le Olimpiadi di Tokyo, ho accusato dei fastidi al tendine d’Achille. Ma sappiamo che l’atletica logora per antonomasia i tendini e dunque non mi sembrava nulla di preoccupante, anche perché dopo i Giochi mi ero riposata per diverse settimane”.

Il conto si è presentato nel 2022.
“Con l’inizio della stagione outdoor, sono apparsi dei segni importanti, dal momento che si è formata una borsa retro calcaneare. Ricordo di aver tagliato le scarpe per correre, tanto il piede era gonfio. Nel frattempo, dal punto di vista cronometrico, qualcosa non andava, sono ritornata a Roma e ho cambiato allenatore. Prima della gara di Monaco, agli Europei, mi è venuto il ciclo e non sono riuscita a presentarmi alla call room”.



Insomma, una stagione maledetta, senza sapere che i guai sarebbero peggiorati.
“Il dolore era tenuto a bada dalle infiltrazioni. Ma quando sono tornata a Roma e ho fatto gli esami, si è scoperto che era cresciuto un osso dietro il calcagno e stava formando un angolo retto, inserendosi all’interno del tendine d’achille, con il serio rischio di lacerarlo”.

E poi?
“Mi sono resa conto di non usare più normalmente il mio piede destro, che è quello d’appoggio. Quando è iniziata la stagione indoor di questo 2023, il dolore acuto è esploso. Ho sentito il parere di cinque medici ed è apparso chiaro che si trattasse del morbo di Haglund. Avrei voluto fare qualche gara, per centrare il minimo olimpico. Ma poi ho optato per l’intervento chirurgico”.

Sei riuscita a confrontarti con qualcuno che aveva sofferto del tuo stesso problema?
“Sì, ho parlato con Silvano Chesani, con Matteo Galvan, che addirittura ha operato entrambi i piedi, e anche con Marta Zenoni, operata due mesi prima di me dal mio stesso chirurgo, il dottor Lijoi”.

Com’è stata la riabilitazione?
“Fin da subito ho iniziato la fisioterapia. All’inizio non riuscivo a fare spontaneamente i movimenti, ma devo ringraziare mio padre, che da bravo veterinario e avendo a che fare con le bestiole, sapeva quali erano i primi passi da compiere per non perdere l’elasticità, aiutandomi a effettuare piegamenti a 90°”.

E dopo questa fase?
“Ho proseguito con un lavoro quotidiano fatto di piscina e, successivamente, cyclette”.

Hai già ripreso a correre?
“Un giorno sì e due no, per il momento qui ad Alassio. Riscaldo i tendini e poi mi dedico a delle accelerazioni sui 60 e 80 metri”.

Come hai vissuto l’estate lontana dalle competizioni?
“Ho cercato di viverla come una ragazza normale, anche se non è stato per niente facile. Ho cercato di liberare la testa, dedicandomi al mare e a qualche sagra. Sono appena tornata da una vacanza in Portogallo, peccato sia tornata con una brutta influenza”.



Tra poco, però, si ricomincia per preparare il 2024…
“Preparerò la stagione indoor, non so ancora quali risposte potrò avere. L’obiettivo resta quello di centrare il minimo per Parigi”.

Sui 100 ostacoli, hanno ben figurato in questi mesi Carraro, Besana e Di Lazzaro, ma nessuna è riuscita a schierarsi al via dei mondiali. A proposito, hai visto la finale?
“Sì, non pensavo vincesse la Williams. Non avevo fatto pronostici ed è stata mia mamma a ricordarmi l’ora esatta della gara. Per me è stata dura guardarla dal divano”.

Non deve essere stata facile per te questa stagione, dal punto di vista mentale.
“In certi momenti sono riuscita a guardare i lati positivi, concentrandomi su alcuni aspetti che non riesci a curare nei dettagli quando hai una gara dopo l’altra. Altre volte mi sono chiesta perché le altre fossero in pista e io no…”.

Hai mai pensato di non farcela?
“No, mai. Non so se il piede tornerà quello di prima. Non posso avere una risposta a questa domanda adesso. Si vedrà solo nei prossimi mesi”.

E quando smetterai, farai la veterinaria?
“Al momento mi sono presa una pausa dall’Università (è iscritta alla facoltà di Medicina Veterinaria, ndr). Vorrei riprendere, ma non lo farò nell’anno olimpico. Sarebbe sicuramente il lavoro che avrei voluto fare se non fossi stata un’atleta”.




Potrebbe interessarti anche...

Gli articoli di questo autore

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *