Alieno sì, ma fino a un certo punto. Dopo dieci chilometri rullati a ritmo forsennato, non ha potuto far altro che alzare bandiera bianca e finire nelle retrovie. La prima mezza maratona di Ingebrigtsen, corsa domenica a Copenhagen, è stata una sofferenza. Il campione olimpico dei 5000 metri è stato rimandato, essendo costretto in alcuni tratti persino a camminare. Ma se al grande pubblico il crollo è apparso inatteso, per gli addetti ai lavori probabilmente si è trattato di un risultato non così imprevedibile.
Impossibile al momento per Ingebrigtsen reggere il passo dei più forti, il primatista del mondo Jakob Kiplimo e l’iridato Sabastian Sawe, che ha poi vinto allo sprint. Il norvegese è transitato ai 10 km in 27’27”, migliorando di 27 secondi il personal best sulla distanza che risaliva a cinque anni fa. E ha chiuso visibilmente provato in 34esima posizione, con il tempo di 1’03″13.
Ma come si spiega la debacle nella mezza maratona di Ingebrigtsen, il più forte mezzofondista al mondo? Bisogna innanzitutto considerare il contesto in cui ha debuttato nei 21,097 km. Il norvegese è alla fine di una stagione lunghissima, che lo ha visto protagonista agli Europei di Roma e ai Giochi Olimpici di Parigi, oltre che assiduo frequentatore della Diamond League in cui ha saputo distribuire prestazioni di altissimo livello, a cominciare dal primato del mondo dei 3000 metri.
Proprio l’impegno alla mezza maratona di Copenhagen è arrivato a pochissime ore, meno di quarantotto, dall’ultima fatica in pista, i 1500 metri del Memorial Van Damme di Bruxelles. Impossibile, dunque, non considerare il fattore stanchezza. E’ di questo avviso Giuseppe Giambrone, allenatore deus ex machina del Tuscany Camp di San Rocco a Pilli.
“Sicuramente – spiega Giambrone – non ha preparato in modo specifico la mezza maratona perché il suo focus, nella stagione olimpica, sono stati i 5000 metri. Ma non è tutta colpa degli allenamenti. Ingebrigtsen è uno dei mezzofondisti che corre di più. Fa tanti chilometri a soglia e il suo metodo di lavoro è abbastanza adatto anche alle distanze più lunghe”.
“A mio avviso – continua Giambrone – ha pagato le fatiche di questa stagione e soprattutto la gara del venerdì in Diamond League in cui ha corso fortissimo. Consideriamo che sabato ha poi dovuto viaggiare per raggiungere la Danimarca. Insomma, non è certo fatto d’acciaio e non mi sorprende che sia andata a finire così, anche perché nella prima parte è rimasto coi migliori a ritmo del record del mondo”.
E allora perché partecipare? Sicuramente si è trattato di un test inserito giustamente alla fine dei principali impegni stagionali. Un primo approccio, neanche troppo soft come impone il personaggio, per provare a capire le risposte in chiave. Ma in secondo luogo, bisogna considerare anche l’aspetto promozionale, con Ingebrigtsen che si è presentato a Copenhagen coperto da un lauto ingaggio subito dopo aver intascato 30.000 dollari per la conquista del diamante in pista.
“L’ho vista come un’operazione di marketing più che di atletica – ammette Giambrone – dal momento che ha coinvolto il grande pubblico e suscitato curiosità . Come esperienza sulla prima distanza avrebbe dovuto scegliere una gara e un contesto “minore”, non di certo quella al fianco dei due atleti più veloci nella specialità . Lui al momento resta uno specialista dei 1500 e dei 5000″.
Ma riuscirà Jakob Ingebrigtsen a competere ad altissimo livello anche nella mezza maratona o addirittura nella maratona come ha dimostrato di poter fare Sifan Hassan?
“Se confrontiamo mezzofondo prolungato e maratona parliamo di due meccanismi energetici completamente differenti. Nel fondo infatti entrano in gioco fattori fondamentali quali la potenza lipidica, la capacità di utilizzare i grassi, e l’economia di corsa. Se non sei “economico”, non puoi competere in maratona con i big. A vederlo nei 5000, Ingebrigtsen sembra economico e che non faccia fatica. Ma quanto consuma il suo motore? Non conosco i dati scientifici, ma stiamo parlando di un atleta molto alto (186 cm) e pesante (circa 70 kg, il nostro Yeman Crippa pesa per esempio 53 kg, ndr), che dopo un certo numero di chilometri potrebbe consumare molto più dei maratoneti. E’ chiaro che le qualità fisiologiche si possono allenare, ma i dati antropometrici non puoi cambiarli. E’ difficile dire quali tempi potrà realizzare sulle distanze più lunghe. Parlando di maratona, al momento, continuo ad avere solo una certezza. Che Kiplimo, che conosco bene per averlo allenato, sarà il primo o uno dei primi a scendere sotto le due ore“.
foto Copenhagen Half Marathon