E Sibilio? Scalda i motori al caldo di Tenerife. Ciappa: “Da lui lecito aspettarsi tutto”

Una fatica dopo l’altra, Alessandro Sibilio sta ponendo le basi per un 2024 di sostanza. Gli europei di Roma rappresentano una grande occasione e poco importa se la medaglia d’oro, sulla carta, ce l’ha già al collo Karsten Warholm.

Per focalizzarsi sull’obiettivo, il napoletano delle Fiamme Gialle ha deciso di saltare non solo la stagione indoor, come ormai consuetudine, ma anche di chiamarsi fuori dalla 4×400 che ai mondiali di staffetta alle Bahamas dovrà guadagnarsi la matematica qualificazione olimpica all’inizio di maggio.

“Avrebbe tolto dodici giorni di preparazione e al ritorno da Nassau mancheranno solo trenta giorni agli Europei. Abbiamo perciò preferito rinunciare per tempo” sottolinea il tecnico di Sibilio, Gianpaolo Ciappa, che sabato ha raggiunto il suo allievo a Tenerife.


Alessandro si allena già da un pezzo al caldo delle Canarie, dove ci sono anche altri ostacolisti come Michele Bertoldo, Giacomo Bertoncelli e Linda Olivieri. Sibilio e Ciappa, il cui sodalizio dura da 13 anni, rimarranno in ritiro fino a Pasqua. “Il grosso della preparazione invernale è giunto alla conclusione – spiega Ciappa – Ora inizierà il lavoro specifico focalizzato sulla tecnica degli ostacoli. Contiamo di gareggiare a fine aprile in qualche distanza spuria”.

L’inverno è filato liscio anche se “il piccolo incidente di percorso c’è sempre, ma quando si avverte qualche fastidio bisogna essere intelligenti a programmare qualcosa di alternativo. Va ricordato come ogni atleta di alto livello esegua lavori ad alta intensità e pertanto si trovi costantemente a rischio”.

Nelle ultime due stagioni, il talentuoso azzurro non è stato risparmiato dalla sfortuna. La lesione al retto femorale gli ha fatto saltare i mondiali di Eugene e l’europeo di Monaco. L’anno scorso, nella tappa monegasca di Diamond League, un nuovo stop ha rischiato di fargli perdere anche il treno per Budapest


“Il 2023 – analizza Ciappa – poteva essere un anno importantissimo. Lo straordinario 48”14 corso in solitudine a Chorzow, in Coppa Europa, lasciava immaginare grandi cose, ma non dimentichiamoci anche di quel problema tecnico subito a Stoccolma (Sibilio, involato verso un grande tempo, fu fermato da alcuni dimostranti che invasero la pista, caso più unico che raro per una gara di atletica, ndr). A Montecarlo poi è cambiato tutto, ma posso solo dirgli bravo perché ai mondiali, dopo una ventina di giorni dall’infortunio, ha mancato la finale per soli 4 centesimi e sappiamo tutti che Warholm è stato a un passo dalla squalifica”.

Proprio il fuoriclasse norvegese sarà l’avversario da battere nei 400 ostacoli sia a Roma che a Parigi. “Lui è il più forte, noi penseremo alla nostra gara. Siamo abituati a ragionare un passo alla volta e quindi anche agli Europei sappiamo che prima dovremo superare la batteria e poi una semifinale. E’ chiaro che da lì in avanti nessuno si tira indietro e ce la giochiamo”.

Per giocarsela, ci vorrà il miglior Sibilio. Quello del 47”93 di Tokyo, o forse meglio, per capirci. “Se Alessandro starà bene fisicamente, allora sarà anche libero di testa. Se a Budapest non fosse arrivato in condizioni precarie, in semifinale avrebbe avuto un’altra corsia e di conseguenza un risultato diverso. Da lui è lecito aspettarsi di tutto, perché ha qualità innate. Per quanto riguarda Roma, lui è perfettamente consapevole del valore di un evento corso a casa sua. E alle Olimpiadi, dove Sibilio ha già il minimo ma un’occhiata al ranking va sempre data, andremo per riconfermarci tra i migliori otto”.


Ma quali possono essere stati i contraccolpi per non essere riusciti a raggiungere i risultati sperati negli ultimi due anni?
“Alessandro, dopo i titoli europei e mondiali giovanili, e soprattutto dopo la finale olimpica, ha attirato su di sé grandi aspettative. La pressione si sente e la avverto anche io. E’ importante cercare di non subirla e provare a superare i limiti caratteriali. Su questo, credo che il suo mental coach (Aurora Puccio) abbia lavorato in profondità. Con i problemi fisici spesso s’impara a convivere. Alessandro ha già alle spalle una carriera lunga nonostante i suoi quasi 25 anni (li compirà il prossimo 27 aprile), è cresciuto molto in altezza come atleta e la sua muscolatura può averne risentito, avendo peraltro spinto il motore di anno in anno in modo sempre più consistente”.

Motore (e caratteristiche) che agli appassionati ricorda Fabrizio Mori, il campione iridato di Siviglia ‘99 e primatista italiano con 47”54 nonché suo consulente tecnico (“Fabrizio è una persona per bene e ho accettato senza problemi i suoi periodici “controlli” tecnici) anche per quei grandi rettilinei finali che all’occhio di Ciappa chiamano in causa “la grande capacità di gestione durante il giro di pista da parte di Alessandro. Lui preferisce fare una prima parte costante senza strafare ed è in grado di mantenere la velocità all’uscita della curva. Arriva ai 200 metri sempre per come li ha preparati in allenamento. Nella seconda parte emerge la sua forte resistenza e la sua intelligenza motoria”.

Il sole picchia forte a Tenerife. Ancora due settimane di sudore, poi il rientro in Italia e i primi test ufficiali, guardando con fiducia a quell’accoppiata Roma-Parigi da vivere tutta d’un fiato.

foto Colombo / Fidal

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