Ambra Sabatini ha le idee chiare: “Bis olimpico, 13″5 e il salto in lungo”

In occasione di Gazzetta Sports Awards, celebratisi su una nota nave da crociera adagiata sul Golfo di Napoli, la sprinter Ambra Sabatini si è aggiudicata il premio di Atleta paralimpica dell’anno. Massima espressione di talento, dedizione e capacità di non fermarsi davanti agli ostacoli, la 21enne di Livorno portacolori delle Fiamme Gialle è uno spot per l’atletica, per lo sport, per la vita.

La Sabatini, allenata al centro sportivo di Castelporziano da Pasquale Porcelluzzi, nel 2023 è stata protagonista di un’altra stagione da incorniciare dopo quella olimpica, culminata con il primo titolo iridato nei 100 metri con tanto di record del mondo (13″98).


Ambra, che effetto ti ha fatto questo premio?
“E’ stato inaspettato, ma lo considero un successo per me e il mio staff. Soprattutto mi fa capire quanta strada è stata fatta alle mie spalle in questi anni”.

Va bene le cerimonie, ma abbiamo una gran voglia di vederti in pista.
“A gennaio correrò sui 60 metri ad Ancona. Servirà per rompere il ghiaccio. Il piatto forte della preparazione arriverà ad aprile-maggio, in vista dei Campionati Italiani di Rieti prima di concentrarsi sulle Olimpiadi”.

Abbiamo letto che hai fatto progressi dal punto di vista dell’approccio mentale alle competizioni.
“Ho imparato a sfruttare la tensione che avvertivo a mio vantaggio. Ora sono più tranquilla e ho più fiducia nelle mie abilità”.

Parigi è ormai dietro l’angolo.
“L’obiettivo è quello di riconfermarsi. Ciò che conta è metterci tutto l’impegno possibile e non dare niente per scontato”.


Sabatini, Caironi, Contrafatto. L’ordine d’arrivo di Tokyo e degli ultimi mondiali di Parigi è ormai diventato uno slogan.
“Abbiamo un rapporto fantastico e abbiamo condiviso questi podi anche in ambiti fuori dalla pista. Tra di noi c’è amicizia e grande supporto morale reciproco. Poi in gara tutte e tre spingiamo al massimo ed è giusto che in uno sport individuale come l’atletica ognuno pensi a prevalere sull’altro. Però l’immagine ripetuta di un podio completamente italiano ci rende orgogliose e credo sia una bella vetrina per tutto lo sport paralimpico”.

A Parigi quest’estate hai abbassato il record del mondo. Ci riprovi anche ai Giochi?
“L’obiettivo di scendere sotto i 14 secondi è stato centrato. Ora resta un’altra barriera, quella dei 13 secondi e mezzo. Non so quando e dove accadrà, ma ci sto lavorando”.

Pensi mai a che tipo di atleta saresti stata senza l’incidente?
“Ogni tanto sì, ho la curiosità di sapere che carriera da mezzofondista avrei disputato. Ma sono sicura che avrei inseguito lo stesso sogno. E non cambierei nulla della vita che sto facendo adesso”.

Uno sprinter con protesi si prepara diversamente da uno sprinter non amputato?
“Posso dire che mi alleno regolarmente con gli atleti normodotati e anche di un certo talento. Sostengo gli stessi carichi di lavoro e gli stessi sforzi, chiaramente personalizzati secondo le mie esigenze fisiche e non legate alla mia disabilità. Poi dedico del tempo al check delle protesi, lavorando sulle lame”.


Quali atleti ti hanno ispirato o ti ispirano in pista?
“Sono cresciuta con il mito di Roger Bannister. Mi ha incuriosito la convinzione al tempo diffusa sull’impossibilità da parte dell’uomo di correre il miglio sotto i 4 minuti. La sua fu una conquista (il britannico ci riuscì nel 1954, ndr)”.

E dell’atletica contemporanea?
“Due donne in particolare: Allyson Felix, anche per il suo impegno come attivista, e Shelly Ann-Fraser, per come è tornata in pista dopo la gravidanza”.

Quali sono i prossimi sogni da realizzare di Ambra Sabatini?
“Rivincere le Olimpiadi. E poi andare a Los Angeles per il salto in lungo”.

Hai detto più volte che la libertà è per te correre con il vento in faccia.
“E’ la prima sensazione che ho avuto quando ho messo la prima protesi da corsa. Correre mi mancava, anche se all’inizio è stata dura. Ma quell’arietta sul viso mi ha fatto andare avanti e suggerito di non mollare mai”.

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