Ghidini spinge Catalin Tecuceanu: “Giusto sognare, spero che il crono si abbassi ancora”

Gli europei si avvicinano e tra gli azzurri più in forma pronti a battagliare per una medaglia c’è Catalin Tecuceanu. Il mezzofondista delle Fiamme Oro va forte dall’inizio del 2024. Ha vinto il meeting di Madrid e ha concluso al quarto posto i mondiali indoor di Glasgow. Poi è stato protagonista di una primavera in crescendo, culminata con l1’44″22 di Chorzow e il successivo 1’44″01 di Asti, la migliore prestazione continentale dell’anno.

“Finora è stata una bella stagione – spiega l’allenatore di Catalin Tecuceanu, Gianni Ghidini – ma alla fine conterà quello che si farà a Roma, ma anche a Parigi. Le premesse, però, sono ottime”.

Il maltempo del Grifone Meeting ha lasciato il segno su Catalin, ma niente di grave. Un brutto mal di gola determinato dalla pioggia caduta incessante durante il riscaldamento e che ha costretto gli organizzatori a spostare poco più avanti il programma. Tecuceanu sta recuperando e ha ricominciato gli allenamenti in vista degli Europei che potrebbero rappresentare un primo traguardo di un percorso in graduale ascesa.

“Catalin si è migliorato anno dopo anno – dice lo storico tecnico dell’Atletica Insieme – arrivando già nel 2022 alle soglie dell’eccellenza grazie al lavoro fatto con un paio di tecnici veronesi (Zanon, Bettiol, ndr). Due anni fa ha scelto di cambiare e abbiamo introdotto solo gradualmente alcune novità”.

Catalin Tecuceanu al personale nella gara di Asti.


Il 2023 ha restituito al 24enne padovano di origini rumene nuove sensazioni, oltre all’1’44″70 di Budapest e alla prestigiosa vittoria di Rovereto. “In autunno abbiamo deciso di preparare le indoor, visto che il ragazzo ama gli stimoli e il continuo confronto in gara. Sono arrivati grandi risultati, a cominciare dal record italiano al coperto (1’45″00) e dal quarto posto di Glasgow, che si sarebbe potuto trasformare in medaglia se ci fosse stata una finale con meno spinte e lui avesse trovato il corridoio giusto”.

Quindi i tre 1’44” dell’ultimo mese, sintomo di grande condizione e di lecite ambizioni per le rassegne più importanti. “Spero che si migliori ancora, perché il livello è altissimo e dal punto di vista cronometrico serve qualcosa di più per aspirare agli obiettivi prefissati. Se si vuole arrivare a una finale olimpica e quindi fare un salto notevole, bisogna essere in grado di correre 1’43” basso. Lo hanno dimostrato i più forti come Wanyonyi e Arop ma anche ieri a Ostrava, il vincitore (l’algerino Sedjati, ndr) ha corso in 1’43″51. Il discorso vale sia per Tecuceanu che per gli altri due azzurri che stanno preparando il doppio appuntamento come Barontini e Pernici. Tutti e tre sono sulla buona strada per battere lo storico record italiano di Fiasconaro. Non so chi ci riuscirà prima ma è un tempo che va fatto per sognare”.

Prima delle Olimpiadi ci sono però gli Europei. E tutti si chiedono se Catalin possa puntare concretamente al podio e ricalcare le gesta di grandi ottocentisti come Andrea Benvenuti e Giuseppe D’Urso. “E’ importante che lui sogni il massimo risultato. Sognare conviene, se non sogni non potrai realizzare certi obiettivi. A tal proposito, mi viene in mente la caparbietà del mio allievo Bungei, che vinse l’oro a Pechino. E’ chiaro anche gli avversari hanno gli stessi sogni. E ce ne sono 7-8 (a cominciare dal britannico Wightman e dal francese Meziane, ndr) in grado di salire sul podio. Una cosa è certa: gli europei saranno una bella cartina di tornasole e rappresenteranno il punto di partenza per costruire Parigi. A cominciare dal raduno di 23 giorni in altura a St. Moritz”.


Impossibile, come da prassi negli 800, pensare a una strategia. “Dovrà esser pronto a partire lungo in caso di gara lenta o di rimanere prudente e uscire forte negli ultimi 80 metri se il ritmo dovesse essere molto sostenuto. Di sicuro non c’è un Rudisha in grado di far gara di testa. E lui non farà di certo da lepre agli altri. Per 600 metri dovrà badare a spendere meno energie possibili. A valutare gli avversari sin dalla batteria e a restare molto concentrato”.

Ghidini, di mezzofondisti, se ne intende. Tra gli ultimi capolavori di una carriera passata ad assecondare talenti c’è l’argento mondiale, sempre negli 800, del bosniaco Amel Tuka, a Doha 2019. Ma Catalin Tecuceanu in cosa si distingue dal collega ormai 33enne? “Tuka è sempre stato un attendista capace di dar tutto negli ultimi 200 metri. Catalin è capace anche di correre sul ritmo. E’ più flessibile, può venir fuori ai 200 oppure in volata, come accaduto a Chorzow, dove ha sopravanzato gli altri negli 80 metri finali”.

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