Il punto sui lanci dopo Leiria con l’occhio tecnico di Nicola Vizzoni

Le vittorie di Zane Weir nel peso e di Giovanni Frattini nel giavellotto under 23, unite ai bronzi nella stessa categoria di Emily Conte nel disco e Margherita Randazzo nel giavellotto più quello di Sara Fantini nel martello, rappresentano il bottino azzurro conquistato alla Coppa Europa di lanci andata in scena a Leiria, dove peraltro la squadra italiana ha chiuso al secondo posto la classifica a squadre alle spalle dell’Ucraina.

La trasferta portoghese, che in extremis ha relegato ai box Leo Fabbri per un fastidio all’adduttore che complice il meteo ha suggerito prudenza, è occasione ghiotta per un’analisi sullo stato dell’arte dei lanci, settore che per mille fattori viaggia a ritmi più compassati rispetto a quanto accade in pista e nei salti. Il materiale su cui lavorare, soprattutto in prospettiva, c’è. Ne abbiamo chiesto conto al responsabile Nicola Vizzoni.

Nicola, proviamo a tracciare un primo bilancio della spedizione in Coppa Europa.
“Leiria era un appuntamento da noi atteso soprattutto per le categorie giovanili e devo ammettere che i segnali incoraggianti ci sono stati. Non era di certo l’appuntamento chiave per gli assoluti. A parte i pesisti, reduci da Glasgow, gli altri azzurri si trovano in una fase di preparazione particolare perché stanno lavorando già per Europei e Olimpiadi. Complessivamente sono state due giornate difficili, soprattutto la prima caratterizzata da bombe d’acqua e piccole trombe d’aria che hanno messo a dura prova l’intera organizzazione”.

Misuriamo la temperatura delle varie specialità. Cominciamo dal peso: su chi contiamo alle spalle degli assi Weir e Fabbri?
“Riccardo Ferrara è un ragazzo che ha appena oltrepassato la soglia degli Under 23 ed è in grado di lanciare oltre i venti metri. Non dimenticherei nemmeno Bianchetti e Del Gatto. Tra i più giovani, dobbiamo seguire l’evoluzione di Musumary e di Trabacca, pugliese da 19 metri”.

Tra le donne quest’anno si sono messe in evidenza Anna Musci e Sara Verteramo.
“Sono le due under 23 di punta: a Leiria abbiamo scelto di schierare Anna tra le assolute e Sara tra le Promesse ma in pratica si equivalgono. Purtroppo non sono riuscite a mettere nero su bianco quello che fanno durante gli allenamenti”.

Tutt’altro rispetto alla grande misura ottenuta da Frattini nel giavellotto, capace di migliorare due volte il personale in gara e di vincere con 76,21.
“La sua è stata una prestazione formidabile, non fosse altro perché si è migliorato di tre metri. Le sue qualità le conosciamo da tempo, ma un infortunio l’ha tenuto lontano dalle pedane per due anni. Si era già visto in forma a Mariano Comense, mentre a Leiria si è letteralmente esaltato. Questo risultato può dargli le motivazioni per un futuro roseo, ora deve lavorare per gli ottanta metri”.

Giovanni Frattini.


Nel disco uomini è arrivato il quarto posto di Mannucci: è lui il riferimento a livello nazionale?
“Alessio si è ritrovato in una gara di alto livello, disputata però sotto un incredibile acquazzone. Ha chiuso con 61,63, ma la sua trasferta meritava delle misure migliori. Quest’anno ha compiuto un salto di qualità sotto l’aspetto mentale: lo si vede da come gestisce l’allenamento e i riposi”.

Nel martello, la presenza del 45enne Marco Lingua è il sintomo che qualcosa non funziona?
“Non la vedrei in questi termini. Gli invernali di Mariano Comense erano una tappa chiave per le convocazioni di Coppa Europa e Marco, con la sua incredibile vittoria al centimetro su Falloni, ha meritato sul campo di essere a Leiria. Stiamo parlando di un atleta longevo, che riesce ancora a scagliare l’attrezzo ben oltre i 70 metri. Ma Falloni è lì, solo che a causa degli stringenti standard di European Athletics, non ci è stato possibile portare un secondo lanciatore. Non dimentico nemmeno Giorgio Olivieri, uno che qualche anno fa lanciava sopra i 74 metri. Il materiale c’è: bisogna saperlo tirar fuori più spesso”.

Cosa pesa allora sulla mancanza di risultati?
“I lanci sono discipline molto tecniche, dove non puoi sopperire come altrove con la componente condizionale. Devi saper mettere a punto la ritmica di ciascuna delle sei fasi, si tratta di un percorso di crescita molto lungo, dove mediamente, salvo eccezioni, riesci ad esprimerti ad alto livello dopo i 26 anni. Ai giovani con cui abbiamo intrapreso un percorso dico di avere pazienza”.

Rachele Mori, Margherita Randazzo, Sara Verteramo ed Emily Conte.

Si dice in giro che al settore manchi il confronto con l’estero.
“Tutte le esperienze possono essere potenziate, ma ritengo che i nostri tecnici siano molto validi e posso assicurare che sono richiesti fuori confine. Paolo Dal Soglio al momento rappresenta il top per il peso, di recente sia io che Claudia Coslovich abbiamo tenuto delle Masterclass a Tallinn. Giriamo molto, le occasioni per attingere dagli altri non mancano, io ad esempio mantengo uno scambio quotidiano con Tore Gustafsson. Queste voci un po’ mi dispiacciono. In Italia siamo abituati a considerare sempre l’erba del vicino come la migliore”.

E all’interno come va?
“Servirebbe aprire un confronto più serrato con i tecnici personali degli atleti. Non siamo noi gli attori, si deve lavorare per obiettivi comuni e avere come obiettivo il bene dei ragazzi che vanno in pedana. Nei lanci è già stato inventato tutto, nessuno detiene la pozione magica. In generale, l’atletica italiana, grazie al metodo impostato dalla direzione tecnica e ai messaggi della presidenza, è in forte crescita ed è tornata a rispondere presente in campo internazionale”.

A proposito di obiettivi, Nicola Vizzoni quali si è prefissato per il 2024 dei lanci?
“Innanzitutto ci saranno gli Europei di Roma, con la possibilità di portare fino a tre atleti per specialità. Alcuni punteranno alla finale, altri faranno esperienza. Considero il palcoscenico di Roma un primo banco di prova per impostare il quadriennio che porta a Los Angeles 2028”.

In estate anche gli europei under 18 in Slovacchia e i mondiali under 20 in Perù diranno di più sull’Italia che verrà.
“Sono convinto di avere un bel movimento, ma non mi va di fare nomi. I giovani devono crescere senza troppe pressioni, l’aspetto emotivo può risultare determinante a quell’età. Piuttosto mi preoccupa un po’ la trasferta di Lima: speriamo non si ripeta quanto accaduto a Cali due anni fa. Per acclimatarti arrivi con qualche giorno d’anticipo ma poi in loco non trovi tutte le attrezzature a disposizione e allenarti durante queste manifestazioni può diventare un problema”.

Potrebbe interessarti anche...

Gli articoli di questo autore

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *