La prof. Federica Curiazzi vuole salire in cattedra anche nella 35 km di Budapest

Ai campionati mondiali di Budapest, la marcia si appresta a vivere (domani mattina, giovedì 24 agosto) la terza e ultima finestra di gare con la disputa delle due 35 km, partenza alle ore 7.00.

L’Italia schiererà in campo maschile il campione del mondo in carica Massimo Stano, Andrea Agrusti, Matteo Giupponi (bronzo agli europei di Monaco di Baviera 2022) e Riccardo Orsoni, in campo femminile Nicole Colombi, Sara Vitiello e Federica Curiazzi, quest’ultima quarta un anno fa a Monaco, quarta agli europei a squadre di Podebrady con un eccellente 2h49’39” e un mese fa seconda sulla 10 km alle spalle di Valentina Trapletti ai campionati italiani di Molfetta.

Federica, 31 anni compiuti lo scorso 14 agosto e portacolori dell’Atletica Bergamo 1959, è una cinquantista che al pari delle altre colleghe sta riadattandosi alla nuova distanza. Da ragazzina ha fatto di tutto: nuoto, ciclismo, poi la corsa campestre a scuola media e l’incontro con l’attuale allenatore Ruggero Sala che le hanno aperto le porte dell’atletica, muovendo i primi passi al campo sportivo di Brembate di Sopra.

Oltre alla marcia ha la passione per l’insegnamento: da anni è professoressa (ancora in veste di supplente) di Lettere alla Scuola Secondaria di II Grado.

“Lo scorso anno – spiega Federica Curiazzi – ho insegnato all’Istituto Tecnico per Geometri Quarenghi di Bergamo. Che tipo di prof sono? Un mix tra il bisogno di modernità dei ragazzi e la disciplina. I miei alunni sanno che il limite non va mai oltrepassato. Magari davanti a un’insegnante giovane la prendono un po’ easy ma tutto rientra dopo la prima verifica”.


Più faticoso marciare o insegnare?
“Sono due fatiche diverse. E’ chiaro che non è facile seguire i raduni pre-gara oppure allenarsi prima e dopo le ore di lezione a scuola. Per fortuna che finora sono stata fortunata a poter gestire al meglio l’orario delle lezioni, in modo da non pregiudicare le sessioni mattutine”.

Federica, come arrivi a questo campionato del mondo?
“Sto abbastanza bene, ho svolto la preparazione tra Bergamo e in altura a Livigno, dove sono rimasta per quattro settimane. Poi ho avuto modo di allenarmi anche a Milano, insieme a Eleonora Giorgi, sotto la guida di coach Ruggero Sala, che nel frattempo era impegnato anche con i marciatori under della Nazionale in partenza per gli europei di categoria”.

Che gara potrebbe venir fuori domani?
“Dipenderà da come sono uscite le molte atlete che hanno disputato la 20 km. Ci sono tante nazioni pericolose, bisognerà tenere d’occhio cinesi e giapponesi, oltre a Kimberly Garcia e Maria Perez, che ha vinto l’oro domenica. Difficile fare pronostici”.

Anche perché con la nuova distanza dei 35 km le differenze si sono assottigliate.
“Il cambio di chilometraggio sta influendo tantissimo sui marciatori. Noi cinquantisti siamo stati costretti ad adattarci, mentre chi fa la 20 km ha cominciato a guardare anche alla 35. Ma l’anno prossimo si cambia di nuovo: il programma olimpico prevede solo la 20 km e una prova mista. Per la nostra disciplina, negli ultimi anni, non sembra esserci pace a causa delle decisioni della World Athletics”.

Non deve essere facile ricalibrarsi su nuove distanze.
“Cambia tutto: l’approccio, le metodologie di allenamenti, la velocità. Le donne sono più abituate, perché negli anni abbiamo subito tantissime modifiche: da 10 a 20, ora da 50 a 35. Tra gli uomini c’è invece una generazione intera ai margini. I cinquantisti avranno molta difficoltà a reinventarsi sulla 20 dal prossimo anno. E con una sola prova, ci saranno chiaramente meno posti a disposizione. Stiamo parlando di professionisti, che vedranno precludersi la possibilità di gareggiare a livello internazionale”.



Qual è il tuo obiettivo a livello cronometrico?
“Vediamo le condizioni climatiche, dovrebbe fare molto caldo. In condizioni ottimali, vorrei correre sotto le 2 ore e 48”.

Tu sei la dimostrazione di chi non molla. Hai smesso per tre anni e adesso sei tornata ai vertici della disciplina.
“Nel 2016, quando c’era solo la 20 km e l’atleta di punta era Elisa Rigaudo, mi sono resa conta di non avere molto spazio. Ho dovuto fare delle scelte per il mio futuro, non appartenendo a un gruppo militare. Lavoravo e frequentavo la specialistica, non restava molto tempo per allenarmi. Dopo la laurea però sono riuscita a riprendere, anche perché la 50, che nel frattempo era stata introdotta anche al femminile, era decisamente più congeniale alle mie caratteristiche”.

Sei una delle ideatrici del Fanta.Atletica, che in questi mondiali sta conoscendo la versione del Fanta.Budapest. Ma Federica Curiazzi si è “acquistata”?
“Sì, nella mia personale schedina ho puntato su di me. L’ho sempre fatto, anche per scaramanzia. Avendomi in squadra, devo andare per forza bene”.

Anche in questi mondiali la marcia è stata chiamata a farsi valere, come da tradizione.
“Negli ultimi anni, grazie alle imprese di Tokyo, la marcia è tornata ad essere molto popolare, anche grazie alle imprese di Stano. Poi c’è Antonella (Palmisano, ndr) è un’atleta straordinaria, finora era stata molto sfortunata. Abbiamo buone ambizioni anche sulla 35, ci faremo rispettare”.

Foto Grana / Fidal

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