La carica di Eloisa Coiro al rientro da Potchefstroom, con in testa due grandi finali

A poche settimane dal via della stagione outdoor, un pezzo d’Italia scalda i motori in Sudafrica. Stellenbosch è ormai fissa dimora dei gemelli del peso Leonardo Fabbri e Zane Weir, mentre i mezzofondisti corrono in quota nella sempre più attrattiva Potchefstroom.

Da laggiù è appena rientrata a Roma Eloisa Coiro: per lei due settimane di camp organizzato dalla Nike e altro fieno in cascina alle porte di quei grandi appuntamenti da cui ci si aspetta un’ulteriore crescita da parte della 23enne delle Fiamme Azzurre, che sugli 800 ha un personale di 1’59”61 realizzato ai mondiali di Budapest.

Il 2024 ha già lanciato segnali confortanti all’allieva di Emilio De Bonis, che a Glasgow ha corso in batteria in 1’59”76, un tempone per essere al coperto.


Eloisa, diamo un giudizio al tuo inverno.
“E’ stato senz’altro positivo, anche se i piccoli intoppi non sono mancati. Con il mio allenatore ad ottobre eravamo dell’idea di programmare la partecipazione ai mondiali, però sempre scegliendo di valutare in corso d’opera in base alla condizione. Nelle gare di febbraio (Eloisa ha vinto anche il titolo italiano, ndr) abbiamo capito che valeva la pena andare in Scozia, anche per ritrovarsi un gradino più in alto alla ripresa della preparazione per l’estate. Le gare importanti fanno sempre crescere la condizione”.

A Glasgow è arrivato il personale indoor ma ti sei fermata in semifinale.
“Accedere alla finale sta diventando un desiderio. Ma ora so cosa migliorare a livello tattico, perché in semifinale mi sono fatta imbottigliare e ho preso anche uno spintone che ha pregiudicato la gara. In ogni caso, il 2’00”13 significa che ho corso forte ugualmente, sapendo che l’1’58”9 necessario per la finale sarebbe stato impossibile da fare in quel turno”.

Gli 800 sono fatti così: si sgomita e sono imprevedibili.
“Assolutamente. Tra gli 800 indoor e outdoor c’è un abisso. Sono due gare molto diverse. Indoor è come una battaglia. Infatti è molto difficile trovare una gara indoor che sia il più lineare possibile. Nei meeting precedenti non ero riuscita a trovare la gara giusta per fare un buon tempo. Spesso si parte forte e poi si rallenta e ci sono un sacco di intoppi. A Glasgow invece ho trovato il treno giusto e la prestazione è uscita fuori subito”.

Parliamo delle due settimane trascorse a Potchefstroom.
“Nel mio gruppo di allenamento c’erano Sveva Fascetti, Martina Tozzi e Davide De Rosa. Al campo c’erano anche Gaia Sabbatini, Marta Zenoni e Giovanni Filippi. Ognuno seguiva il suo programma ma abbiamo anche condiviso qualche lavoro insieme, come quello sulla potenza aerobica. Mi sono allenata due volte al giorno. Il primo periodo è stato di adattamento, considerata l’altitudine (Potchefstroom è situata a 1400 metri sul livello del mare). Poi abbiamo sfruttato il caldo e le piste in erba per lavorare sulla tecnica”.

Per te è stata la prima volta in Sudafrica.
“Un’esperienza da ripetere e non solo sulle due settimane. Nel Campus Universitario di Potchefstroom non manca nulla: palestra enorme, cinque chilometri di pista in erba, le vasche per la crioterapia”.

Ne hai approfittato anche per un breve safari.
“Avendo il pomeriggio della domenica libero, non potevamo non farlo. Non avevo mai visto un parco così grande: c’erano zebre, antilopi, giraffe e bufali. Niente predatori: i leoni li ho visti in una fattoria, ma mi è dispiaciuto sapere che erano cresciuti in cattività”.

Il safari di Eloisa, in compagnia di Sveva Fascetti, Martina Tozzi e Anna Toppano.


Ti senti più forte rispetto all’anno scorso?
“Sono migliorata in tutti gli aspetti: forza, velocità, resistenza”.

Al termine di questa stagione saresti soddisfatta se…
“Mi aspetto in generale dei risultati migliori di quanto saputo fare finora: in carriera sono sempre riuscita a migliorare step by step. Punto ad entrare in finale agli Europei di Roma, la città in cui sono nata e dove vivo, ma anche alla finale alle Olimpiadi”.

E il record italiano?
“E’ un obiettivo che vorrei raggiungere in carriera. L’1’57″66 di Gabriella Dorio, a prescindere dalla sua longevità, è un grandissimo tempo. Avere in testa un obiettivo cronometrico del genere è di per sé iperstimolante”.


Il calendario da qui a giugno è già tracciato?
“Il minimo per gli Europei mi permette di iniziare con più tranquillità. A maggio potrei fare un 400 e poi due uscite sugli 800, ma non so ancora in quali meeting”.

Indoor sei andata forte anche sui 400. Li terrai in considerazione in futuro?
“Sono una buona quattrocentista a livello italiano. Quest’anno ho corso 52”92 indoor. Li corro in funzione degli 800, la gara che esalta le mie qualità fisiche che vanno oltre la velocità. Non ho intenzione di esplorare terreni non congeniali alle mie caratteristiche ma crescendo ho sempre corso le staffette che mi divertono tantissimo realizzando anche il record italiano assoluto a Torun 2021 insieme a Alice Mangione, Rebecca Borga e Eleonora Marchiando. Le staffette danno una carica unica e come ottocentista, sfruttando la scia delle concorrenti, ho sempre corso fortissimo in frazione”.

Foto d’apertura Grana / Fidal

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