L’Editoriale: dopo Glasgow chiamatela pure la nuova Italia

Le stesse medaglie di Siviglia 1991, ma senza poter contare sulla marcia. Due argenti e due bronzi, ma anche undici finalisti, tre quarti posti, e la terza piazza nella classifica per Nazioni con il record di cinquanta punti raggranellati.

La tre giorni di mondiali indoor disputati a Glasgow lascia un’eredità importante in casa azzurra. Siamo davanti a quella che potremmo definire la nuova Italia, già fattasi avanti di prepotenza nel 2023: quella che non è solo Marcell Jacobs o Gimbo Tamberi, che per intenderci restano i fari del movimento.

Ma dietro le star c’è un mondo fatto da atleti di primissimo livello, in grado di meritarsi il rispetto degli avversari e di migliorarsi spesso in modo rapido, come dimostra la sequela di record italiani totalizzati quest’inverno: 24 con quello nella 20 km di marcia stabilito da Massimo Stano.

E’ l’Italia che ora sa distribuirsi sulle diverse specialità.
E’ l’Italia dei mini team di lavoro che funzionano, come la famiglia creata da Paolo Dal Soglio insieme a Leonardo Fabbri e Zane Weir.

E’ l’Italia del talento puro (applicato a metodi di lavoro precisi e innovativi) di Mattia Furlani e Lorenzo Simonelli. Da un lato, il binomio genitore-figlio/allievo che funziona, vedi anche in casa Iapichino e Battocletti. Dall’altro, la bravura di un tecnico moderno come Giorgio Frinolli, che non a caso affianca il prof. Di Mulo a capo della velocità azzurra e allena quel portento di Zaynab Dosso, altra bocca da fuoco da sparare per questo 2024 iniziato all’insegna della magia.

Ma non è solo l’Italia dei medagliati, sia chiaro.
E’ l’Italia dei quarti posti di valore: da Weir a Tecuceanu passando per la guerriera Sveva Gerevini che, siamo sicuri, ci farà rivedere presto quella rabbia agonistica che l’ha portata in pochi mesi a rinascere dopo il brutto infortunio.


E’ anche l’Italia dei prospetti ritrovati, come Chituru Ali, sprinter dalle risorse inesplorate a causa di un fisico che dev’essere maneggiato con parsimonia.

E’ l’Italia di chi in Scozia non c’era, perché sta preparando le outdoor (non solo, come scritto prima, Jacobs e Tamberi). Pensiamo a Nadia Battocletti, Alessandro Sibilio, Claudio Stecchi, Elena Vallortigara e a tutti gli staffettisti, che hanno preferito guardare anzitempo all’appuntamento iridato di maggio alle Bahamas.

E’ l’Italia di Andy Diaz, uno dei tanti naturalizzati che hanno saputo attendere con pazienza il loro momento: il suo arriverà a inizio agosto, in concomitanza con i Giochi Olimpici. E sarà di certo un debutto speciale, con sentore di medaglia.

foto Grana / Fidal

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