Tokyo sì o Tokyo no? Questo l’interrogativo che attanaglia da diverse settimane la mente di Gimbo Tamberi in merito alla sua partecipazione ai campionati del mondo che scattano il 13 settembre. I dubbi restano e sono ore decisive per la decisione definitiva da comunicare alla direzione tecnica della Fidal che nei prossimi giorni diramerà la lista ufficiale dei convocati per il Giappone (la finestra di qualificazione si chiude oggi).
I fan del fuoriclasse marchigiano sono ancora una volta con il fiato sospeso. Era già successo nei primi mesi del 2025, quando Tamberi doveva scegliere se fermarsi alle coliche di Parigi o continuare per un altro quadriennio, fino ai Giochi di Los Angeles 2028, quest’ultimo obiettivo annunciato poi in pompa magna al Festival di Sanremo.
I risultati dell’estate hanno evidenziato un Tamberi davvero lontano dalla migliore condizione. Il suo miglior salto quindici giorni fa a Heilbronn, in Germania, a quota 2,20, prima i 2,12 degli Assoluti di Caorle, dopo i 2,14 di Chorzow in Diamond League. Quindi la rinuncia al meeting di Bruxelles di venerdì e il ritorno a casa, ad Ancona, per allenarsi e godersi i primi giorni della primogenita Camilla.

Una cosa è certa: nonostante una stagione difficile, Tamberi ci sta provando. Come sempre, si sa poco di lui, dallo staff trapela niente, le notizie arrivano dai reel sui social. Eppure, sappiamo che ci sta provando. Con tutte le sue forze. Chiunque altro, probabilmente avrebbe rinunciato da tempo, avrebbe accettato un anno sabbatico. Lui no. Si è messo in gioco fino alla fine. Accettando ancora una volta le sfide più insidiose.
“Gli manca la condizione – spiega Antonietta Di Martino, la regina del salto in alto azzurro – Lui stesso ha dichiarato di avere dedicato tempo al recupero del problema a un ginocchio e di aver ritardato di molto l’inizio della preparazione. La gente forse crede che soprattutto per i grandi campioni i risultati arrivino senza sacrifici, ma non è così”.
Antonietta, il rientro alle competizioni è stato tutto in salita e in molti non si spiegano come un campione di quella pasta possa non riuscire a valicare l’asticella a misure così basse.
“Quando c’è un infortunio, con cui Gimbo Tamberi conviveva già dall’anno scorso, l’arto non torna uguale a prima in poco tempo. Ha resistito fin che ha potuto, poi ha dovuto fermarsi e quando riprendi non puoi allenarti subito con le stesse intensità”.

Insomma, tornare sopra i 2 metri e 30, che sono i suoi standard, non è poi così immediato.
“Gli atleti non sono robot, nell’alto bisogna essere al 100%, anche se lui ha dimostrato in passato di estrarre dal cilindro prestazioni incredibili anche quando ha avuto problemi. In ogni caso, è un atleta che ha dato tantissimo alla Nazionale, credo sia il più vincente in assoluto. E dunque merita rispetto, non deve giustificare nessuna scelta. Anche se avesse voluto saltare il 2025 e staccare del tutto il cervello per godersi la figlia, nessuno avrebbe potuto sollevare un dito. Non l’ha fatto e si è messo in gioco. Va solo apprezzato. Poi le critiche ci saranno sempre e comunque, nel bene e nel male, perché non si può piacere a tutti”.
In questo turbolento e impegnativo agosto, Gimbo ha saltato al massimo 2,20. Come si rincorre una condizione precaria?
“Ogni atleta si allena a suo modo, le variabili in gioco sono tante e non sappiamo quali siano i suoi attuali livelli di forza e velocità. Bisogna mettere insieme tutti i pezzi, è chiaro che qualcosa è mancato”.

E in questi ultimi giorni su cosa si può intervenire e quali sono gli indicatori che possono suggerirgli di imbarcarsi o meno per Tokyo?
“Sicuramente starà dedicando tanto tempo alla tecnica, poi ogni atleta ha il suo cavallo di battaglia per rendersi conto dello stato di forma: può essere la rincorsa, la velocità sui 20 o 30 metri ecc… Una cosa è certa: Gimbo si è impegnato tanto a guarire, si è sempre allenato anche nei raduni qui a Formia”.
Con Tamberi campione iridato in carica, i posti per il salto in alto maschile saranno quattro e non mancano le alternative, con in testa il baby Sioli, oro agli europei under 23.
“Abbiamo tanti bei talenti: oltre al più maturo Sottile, che purtroppo ha avuto dei problemi fisici, ci sono Sioli, Lando, Celebrin, Stronati. Sono tutti ragazzi educati, umili, concentrati, che lavorano con la testa sugli obiettivi”.
Sioli potrebbe essere la sorpresa di questa spedizione iridata?
“In una gara di salto in alto tutto è possibile. E il livello generale si è abbassato, in questo 2025 non ci sono state prestazioni esaltanti. Speriamo che possa esserci spazio per una bella sorpresa”.
foto Grana / Fidal