Aggiornamento del 18/10/2025
Obiettivo New York, per quest’anno, si ferma qui.
Pasquale Selvarolo non parteciperà alla Maratona della Grande Mela del prossimo 2 novembre a causa di un infortunio che lui stesso ha ufficializzato oggi sui propri canali social:
“Spingersi al limite fa parte del gioco. In questo sport si vive così: cercando ogni giorno di superarsi, consapevoli di dover danzare su un filo sottilissimo che divide il successo, il raggiungimento di un obiettivo dal rischio costante di dover rallentare e magari fermarsi. Purtroppo a casa di una frattura di circa 15mm sul 1º metamero sacrale, sono costretto a rinunciare alla Maratona di New York che era praticamente l’obiettivo più importante della stagione, il mio obiettivo più grande. Fa male, sì, molto, ma devo cogliere al balzo questa occasione per rafforzare alcuni aspetti e renderli il volano che mi spingerà a ripartire ancora una volta, ancora più forte. Ho tanta strada da fare, su ogni versante, tanti sogni da inseguire. E lo farò. Con ancora più fame, più consapevolezza, e lo stesso amore per questo sport che mi insegna ogni giorno a non mollare mai.
Facciamo gli auguri di pronta guarigione a Pasquale e lo ringraziamo per aver deciso di raccontare il suo (parziale) viaggio verso New York su atleticamagazine.it. Ci risentiremo per i prossimi traguardi!
Su atleticamagazine.it inizia il viaggio a puntate che accompagnerà Pasquale Selvarolo verso la partecipazione alla Maratona di New York. Racconteremo settimanalmente l’avvicinamento dell’atleta delle Fiamme Azzurre all’appuntamento più ambito in assoluto per un runner, focalizzandoci sia sull’aspetto tecnico che su quello umano. Per Pasquale, allievo di Piero Incalza, la Maratona della Grande Mela sarà la seconda esperienza sulla distanza, dopo il buon esordio avvenuto nel dicembre del 2024 a Torino.
Pasquale, quando nasce l’idea di partecipare alla Maratona di New York?
“In questo 2025, insieme al mio allenatore, avevamo messo in conto di disputare una sola maratona in autunno, dal momento che nella prima parte di stagione ci saremmo concentrati sulla preparazione della mezza maratona degli Europei su strada. Il progetto New York nasce tra febbraio e marzo, dopo un episodio abbastanza particolare”.
Cioè?
“Ho sognato di correre la Maratona di New York, senza particolari ambizioni. La mattina dopo, mentre mi allenavo, l’idea mi è cominciata a frullare in testa, ho pensato se fosse veramente fattibile e avesse senso. Ho pensato che questo sarebbe stato un autunno particolare, perché insieme alle altre major, Berlino e Chicago, e a Valencia, c’erano i mondiali di metà settembre e quindi che i più forti si sarebbero ulteriormente spalmati su questi eventi. Ho pensato insomma di poter andare a New York e ambire a un risultato importante, anche se non dal punto di vista cronometrico. Una volta che ero ufficialmente fuori dalla selezione per Tokyo, l’idea si è sempre più concretizzata”.

E Incalza era d’accordo?
“Quando gli ho confidato l’idea di andare a New York mi ha detto: “Cercane un’altra, io quella gara l’ho già vinta con Giacomo Leone nel 1996″. Ovviamente scherzava… Mi ha dato il via libera e il mio manager, Marcello Magnani, si è messo all’opera. L’alternativa sarebbe stata un’altra maratona in Italia o in Europa nello stesso periodo. Non avevo voglia di arrivare troppo in fondo alla stagione come l’anno scorso”.
Come hai impostato il programma di avvicinamento a New York?
“La preparazione di base è cominciata a metà luglio ed è proseguita per tutto agosto. Sono rientrato nel progetto federale dei maratoneti e ho avuto la possibilità di allenarmi in altura a St. Moritz insieme ai ragazzi che hanno disputato la maratona dei mondiali di Tokyo, chiaramente senza svolgere i loro lavori specifici”.
E a settembre?
“E’ iniziato il lavoro vero e proprio verso New York. Da un mese sono tornato a casa, in Puglia, per un blocco di cinque-sei settimane. Sto lavorando insieme a Daniele Meucci (40 anni ieri, auguri), anch’egli arruolato per la Maratona del 2 novembre”.

Parliamo dei test intermedi fatti finora.
“Il 20 luglio ho corso una 10 km a Massa insieme a Iliass Aouani. Un test utile, non perché lo abbia battuto, ma perché mi ha dato fiducia per l’inizio del nuovo percorso. Ad agosto solo allenamenti fino al Giro delle Mura di Feltre, dove nonostante i carichi sono riuscito a finire in progressione”.
E poi?
“Il 27 agosto ho corso la Scalata al Castello di Arezzo, è stata una prova in cui è stato fatto uno step in più rispetto alle precedenti e che forse avrei potuto correre anche sotto i 28′ (28’48” il suo crono, ndr), poi un bell’8’05” nei 3000 metri in pista a Barletta quindi due settimane fa, a Zola Pedrosa, è arrivato un 13’39” nei 5 km su strada, la quarta prestazione all-time in Italia. Non pensavo di essere così brillante dopo una terza settimana così intensa a livello di carico”.
Su che volumi sei al momento?
“Nelle ultime tre settimane corro in media 200 km a settimana, nelle precedenti ho toccato anche quota 220. Stiamo sui 32 km giornalieri, quasi sempre suddivisi in due sessioni. Non ho ancora fatto un lunghissimo, la sessione filata più lunga è stata di 30 km, ma almeno una volta a settimana, tra le due sedute, si raggiungono i 38-40 km”.

Domenica 12 c’è il tuo ultimo test prima della Maratona di New York.
“La TraniInCorsa Half Marathon, qui in Puglia. Provengo da un carico importante, è valida come Campionato italiano militare e la correrò con la maglia delle Fiamme Azzurre. Non ci saranno molti atleti top, ma l’ho scelta proprio per questo. Per affrontarla senza pressioni e non guardare il cronometro ma fare solo quello che mi serve in funzione del 2 novembre”.
Cosa ti aspetti dalla Maratona di New York? Dopotutto è il sogno di ogni runner…
“L’ho sempre seguita in tv, ma conosco bene Giacomo Leone da quando è stato presidente della Fidal Puglia e l’ha vinta quasi trent’anni fa, e Ottavio Andriani, altro allievo di Piero Incalza. E poi c’è Chiara, la mia fidanzata, figlia di Orlando Pizzolato. Insomma, ci arrivo quasi per induzione, come un segno del destino. Un momento che prima o poi sarebbe arrivato”.
Che obiettivo ti sei posto?
“Il livello sarà altissimo e ci saranno tantissime variabili in gioco. Il sogno è quello di arrivare a Central Park in top ten”.
foto in copertina di Grana / Fidal

